Le Langhe hanno preso corpo nel mio immaginario adolescenziale quando, in terza superiore, il professore di lettere ci propose la lettura integrale de “La malora”. Le Langhe, dichiarate nel 2014 insieme ai territori di Roero e Monferrato “patrimonio dell’umanità dell’Unesco”, sono le protagoniste indiscusse del romanzo di Fenoglio: al centro della narrazione raccontano, in un affresco vivo e acuto, la condizione contadina di inizio secolo così strettamente legata al paesaggio delle Langhe e della rispettiva cultura agricola
Le Langhe le ho incontrate molti anni dopo il mio primo “contatto” con Fenoglio, mentre ero in vacanza in Piemonte alla ricerca delle suggestioni Pavesiane in pieno agosto, spesso i viaggio sono proprio sorprendenti per questo: impegnati alla ricerca di qualcosa si scova altro di inattese.
A me basterà il mio nome, le due date che solo contano, e la qualifica di scrittore e partigiano. Mi pare di aver fatto meglio questo che quello.
(B. Fenoglio)
Nel frattempo la mia conoscenza con Beppe Fenoglio era maturata, soprattutto come appassionata lettrice universitaria, in particolare con “Il partigiano Johnny” (Einaudi, 1968) a mio avviso una delle opere inarrivabili e complete sulla Resistenza, e “I ventritrè giorni della città di Alba” (Einaudi, 1952) dodici racconti sulla guerra partigiana e sulla vita contadina.
Il mio viaggio nelle Langhe di Fenoglio è stato caratterizzato dall’alternanza natura-luoghi letterari-degustazioni vinicole che, dato l’eccellenza della produzione territoriale, ne valgono davvero la pena.
L’itinerario, supportato da amici del posto grandi amanti di letteratura e di ottimi vini, è iniziato con il paesino di Mango, situato nel cuore del Monferrato e patria del Moscato D.o.c.g. Le origini del piccolo centro risalgono al tardo 1200 e nelle opere di Fenoglio compare sia ne “Il Partigiano Johnny”, occupato dai partigiani filo-monarchici. In particolare il Campanile di Mango è al centro della scansione temporale narrativa.
All’interno del Borgo è possibile seguire un itinerario letterario dedicato allo scrittore. Merita di certo una visita il Castello, oggi adibito a Enoteca Regionale del Moscato: qui abbiamo degustato le varie sfumature del Moscato e con grande passione ci è stata raccontata la filiera produttiva e come si valutano le varie annate.
Animati dall’effetto degli assaggi vinicoli, ciò che colpisce fin dalla prima tappa è la capacità di percepire le sensazioni, le atmosfere, le suggestioni che esalano dall’opera di Fenoglio: le parole lasciano spazio alle immagini di luoghi e natura, un connubio imprescindibile nella narrazione dell’autore.
Tappa successiva è Barbaresco, da cui l’omonimo vino, che durante la Resistenza ospitava un gruppo di partigiani contrapposti alla fazione in cui Fenoglio militava. Qui il confine tra narrazione e realtà è davvero labile: ciò che l’autore ha narrato, l’ha davvero vissuto in questi luoghi, con i suoi passi, i suoi sguardi nei territori che ha riscolpito con le parole.
Le Rocche sul Tanaro sono un luogo fenogliano ricorrente dal fascino indiscutibile: delimitano un confine naturale e al tempo stesso, come gran parte della morfologia del terriotorio, aiutano il viaggiatore a comprendere appostamenti e movimenti e difficoltà della resistenza e della guerra partigiana.
A questo punto del viaggio i miei compagni di viaggio erano sempre più interessati: ho notato che questo tipo di percorso coinvolgeva sia esperti lettori, sia amanti della natura e della storia, proprio per la peculiarità del luogo.
Con il nostro pulmino da otto posti, dopo aver gustato un ottimo pranzo con prodotti e vini locali, attraverso infiniti vigneti a metà tra la Valli Bormida e Belbo, arriviamo a Castino, col suo castello, l’antico lavatoio, le contrade lastricate: il piccolo centro compare sia nel “Partigiano Johnny” con il rastrellamento delle 18 case sia la cascina che ospita il perno de “La malora”. Si rimane stupiti nel vedere come le scene narrate e ricordate con le parole delle opere si materializzino in questi luoghi, con tutta la loro crudeltà a cui il tempo conferisce un sapore quasi epico.
Il giorno successivo ci siamo inoltrati in altri centri considerati fondamentali. Abbiamo ricominciato il nostro romanzo paesaggistico sulle tracce di Fenoglio da Mombarco: è considerato il tetto delle Langhe con gli 896 mt di altitudine, nelle pagine dello scrittore ospita l’inizio dell’attività partigiana di Johnny-Beppe. Le descrizioni dei colli, della natura e del contesto geografico sono spesso crudeli e malinconiche e sono un chiaro esempio di quanto il territorio delle Langhe fosse capace di narrare con le sue conformazioni il dramma della guerra civile. Al di là della storia, nei colori e nel silenzio delle Langhe, è tangibile la sopravvivenza dell’umanità, nel rapporto con la natura e con il dramma della guerra.
Neive, Gorzegno, Neviglie, San Benedetto Belbo, sono piccoli centri citati nei romanzi di Fenoglio sia come punti di passaggio nella guerra civile sia come ambientazione dei racconti contadini. Il lavoro delle vigne, l’impegno dei contadini nel dominare con le vigne in un territorio dalla morfologia complessa emerge con tutta la sua forza. In ogni borgo le tracce dell’autore sono valorizzate: ad esempio a Murazzano abbiamo scoperto un vero e proprio itinerario dedicato all’artista.
Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre dell’anno 1944.
(I ventitrè giorni della città di Alba)
L’ultimo giorno lo abbiamo dedicato alla scoperta di Alba.
La città, protagonista assoluta della prima opera dello scrittore “I ventritrè giorni della città di Alba”, è caratterizzata da un’elevata qualità enogastronomica che spazia dal tartufo bianco alla Nutella, ospita architetture dallo stile romano a quello medievale e offre la possibilità di una passeggiata molto interessante.
È nel cuore di Alba che l’emozione legata alle parole di Fenoglio prende il sopravvento: descritta in ogni fase della sua vita, dall’idillio adolescenziale al dramma del combattimento, rappresenta la summa delle narrazioni di Fenoglio e di chi vuole scoprire i luoghi dell’autore.
Il “Centro studi Beppe Fenoglio – Casa Fenoglio” in piazza Rossetti, offre numerosi itinerari e spunti di viaggio molto specifici per chi vuole approfondire la realtà geografica, sociale e storica dei romanzi dello scrittore. Davanti al centro sorge il monumento ai partigiani con una delle citazioni più intime e universali dell’opera di Fenoglio e che racchiude anche il senso del viaggio alla scoperta dei suoi luoghi così profondamente legati alla sua esperienza umana e letteraria:
Johnny pensò che forse un partigiano sarebbe stato come lui ritto sull’ultima collina, guardando la città e pensando lo stesso di lui e della sua notizia, la sera del giorno della sua morte. Ecco l’importante: che ne restasse sempre uno.
(Il partigiano Johnny)
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