Il Gran Sasso d’Italia è il massiccio montuoso più alto degli Appennini con i suoi 2912 metri. Lo raggiungiamo dall’Abruzzo una regione davvero molto bella e, almeno fino ad ora, poco frequentata ma abbraccia tre regioni.
Siamo al confine fra le province di L’Aquila, Teramo e Pescara ed è composto da diversi massicci montuosi adiacenti. Dopo aver affrontato il traforo del Gran Sasso ci siamo inoltrati verso Campo Imperatore.

Lo spettacolo del Gran Sasso
Sul Gran Sasso si viene perché lo spettacolo è davvero unico e non a caso è chiamato Piccolo Tibet e “usato” per scene di diversi film. Noi ci siamo venuti in estate e nonostante questo, a Campo Imperatore, c’erano 17 gradi e 6 di notte e tirava molto vento.
Siamo saliti dalla strada di Assergi, affrontando i tornanti per raggiungere Campo Imperatore, alle pendici del Monte Portella, un altopiano tra i 1500 e i 2100 metri di quota, tra i più grandi con i suoi 18 chilometri di lunghezza e 8 di larghezza. Siamo nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga e lo spettacolo è superbo. Sinceramente non ce lo aspettavamo.

Noi siamo arrivati in auto ma da Fonte Cerreto a 1130 metri parte la funivia che porta al piazzale dove oggi, oltre al vecchio e storico albergo in decadenza, c’è il nuovo ostello.
Hotel di Campo Imperatore: qui Mussolini fu prigioniero
L’Hotel Campo Imperatore, fu realizzato negli anni ’30 su progetto dell’ingegnere piemontese Vittorio Bonadè Bottino, ed oggi versa in condizione vergognose. La storia è passata in questo albergo che ospitò Benito Mussolini, prigioniero in seguito all’Armistizio di Cassibile, fino alla sua fuga.
L’ostello è ben gestito e nel ristorante si mangia bene: noi abbiamo preso spaghetti con ricotta e speck, fiori ripieni di ricotta, scamorza nel coccio con tartufo e un Pecorino, cioè il vino, di tutto rispetto. Fuori dall’ostello, tavoli e panche permettono di godere del panorama, mangiare un panino o bere una birra.

Nessun albero ma fiori a profusione
Non ci sono alberi, vista l’altezza ma anche per l’opera di “sfortimento” a cui gli uomini erano abituati un tempo. Quindi, salendo, intorno a noi vediamo prati e formazioni morbide coperte di erba e fiori, greggi, cielo azzurro e, in alto il Corno Grande, tra le cime più alte dell’Italia Centrale.
Leggiamo che nel Parco ci sono:
- 51 emergenze floristiche
- 85 orchidee spontanee
- 2 piante carnivore
- 12 endemiche del Parco
- 2665 piante censite
- 231 piante endemiche italiane
- 132 specie di elevato valore conservazionistico
- 11 coppie di aquile reali
- 500 cervi
- 1000 camosci appenninici
- 120 lupi – 20 nuclei riproduttivi

Il vento
Il vento tira a raffiche, forte e l’aria è pulita e respiriamo a pieni polmoni. Ci sono camminate da fare per raggiungere i vari rifugi, servono scarpe da trekking e voglia di camminare.
Se ci si allontana dal piazzale di Campo Imperatore, soprattutto dal lato del parcheggio davanti al vecchio hotel, dove si trovano camion con ristoro che offrono panini e altre cose, ci sia immerge nel silenzio. Se non si sceglie il percorso verso il rifugio Duca degli Abruzzi (40 minuti a piedi) si può camminare da soli per ore accompagnati dal canto degli uccelli e dalla voce del vento.
Nel piazzale sorge anche la stazione astronomica dell’Osservatorio d’Abruzzo, con un telescopio ottico e uno infrarosso.
Ci fermiamo a dormire qui, perché vogliamo vedere la notte nel cuore del silenzio.
