Tutti i colori di Barcellona

Ci sono volte che si parte per un viaggio ancora prima di essere montati su un aeroplano o aver infilato le valigie nella bauliera della macchina. Addirittura, ancora prima che l’idea stessa del viaggio si sia fatta strada nelle nostre menti. Accade che una suggestione, uno stimolo, una non-coincidenza si verifichino all’improvviso, inaspettati e qualcosa, nel nostro immaginario, fa clic. Devo dire che questo concatenarsi di eventi non voluti mi si presenta spesso.
Anche per Barcellona è stato così. Con l’eccezione che in questa occasione, la voglia di partire ha dovuto scontrarsi con un mio ingiustificato pregiudizio.
Io, Barcellona, non la volevo vedere. A prescindere. Secondo me era troppo adatta ai turisti e troppo poco adatta ai “veri viaggiatori”. Che presunzione!

Ma procediamo per gradi. Succede che in redazione nasce l’esigenza di uno di quegli articoli un po’ ruffiani, “veloci” (che poi facili e veloci non sono mai) da inserire nella categoria “tempo libero e life style” del sito: i 10 libri con l’incipit più bello di sempre. A pura discrezione di chi l’articolo lo scrive. Uno di quei pezzi, come era solito dire un mio vecchio direttore, da scrivere in “punta di penna”.

La patata bollente finisce sulla mia scrivania: accidenti a me e a quando mi vanto di tutti i libri che leggo! Sì, perché un articolo come questo è un’arma a doppio taglio: fantastico se trovi i titoli giusti, una ciofeca totale se cadi nella banalità.

“… camminavamo per le strade di una Barcellona intrappolata sotto cieli di cenere e un sole vaporoso che si spandeva sulla Ramblas de Santa Mónica in una ghirlanda di rame liquido”.  Da “L’ombra del Vento” di Carlos Ruiz Zafón

Uno scorco della Rambla
Las Ramblas – dettaglio ph. Jose Luis Mieza

Beh, alla fine ci passo il fine settimana: frustrata, mi sentivo come se avessi dovuto limitare a 10 le migliori canzoni di Springsteen. Impossibile. Ma alla fine, ce la faccio. E con una certa soddisfazione, anche.
La donna abitata di Gioconda Belli, Mrs. Dalloway di Virginia Woolf, La porta di Magda Szabó…
E poi, all’improvviso, mi ricordo di una frase che mi aveva colpito: “… camminavamo per le strade di una Barcellona intrappolata sotto cieli di cenere e un sole vaporoso che si spandeva sulla Ramblas de Santa Mónica in una ghirlanda di rame liquido”.
È con queste parole, così evocative, che Carlos Ruiz Zafón, nella prima pagina del suo famosissimo romanzo L’ombra del vento, fotografa il cielo di Barcellona al tramonto.
Tutto ad un tratto, io quei “cieli di cenere”, quel “rame liquido”, li dovevo vedere. Di persona. Preconcetti turistici a parte, dovevo assistere con i miei occhi alla luce del sole che sembra salire dal mare e farsi spazio attraverso il rumore delle Ramblas, tra banchi di fiori, uccelli e artisti di strada. Chiamo due amiche che abitano proprio nel capoluogo della Catalogna – e che sono anni che mi invitano da loro – e organizzo un viaggio di lì a qualche settimana.

La Rambla di Barcellona, un caos meraviglioso di suoni e colori

Passeggiando per la rambla
Las Ramblas – Ph. Charlene Lobo Soriano

L’arrivo a Barcellona è frastornante: la Rambla è un luogo rumorosissimo e “turisticissimo”, ma per qualche arcano motivo, assolutamente autentico. È un lungo viale pedonale che si divide in cinque sezioni ognuna delle quali con la propria storia, e può essere considerato a tutti gli effetti il salotto all’aperto della città.
Qui migliaia di turisti e cittadini si incontrano a tutte le ore del giorno e della notte per passeggiare, chiacchierare o trascorrere il tempo oziando in qualche bar, rapiti dal gioco dei colori e dalla variopinta sfilata di mimi, burattinai e immobili statue viventi.
Un vero e proprio torrente di persone, un palcoscenico di colori e suoni che connette la centralissima Plaça de Catalunya all’antico porto.

Un ottimo punto di inizio per visitare la città e assaporarne a pieno i ritmi frenetici e gli scorci dei palazzi che fanno capolino tra i rami degli alberi.
Partendo a piedi da questa piazza in direzione del mare, si incontra la fontana ottocentesca di Font de Les Canaletes, leggenda vuole che chi beva la sua acqua farà ritorno a Barcellona.

La Boqueria, il più bel mercato coperto che abbia mai visto

Folla di turisti alla Boqueria
La Boqueria – Ph. G0DeX

Proseguendo sul lato ovest, quasi a metà della Rambla, ci si imbatte nella Boqueria, il più conosciuto e suggestivo degli oltre quaranta mercati cittadini, una giostra di bancarelle e profumi: coreografiche piramidi di frutta e verdura di stagione, sfilze luccicanti di pesci esotici, odorose spezie e ciuffi di erbe aromatiche, salami, prosciutti e insaccati di tutti i tipi, prodotti della gastronomia catalana, e la possibilità per chiunque di assaggiare gustose macedonie e succhi di frutta spremuti sul momento.

In un dedalo di stradine e carrer, dove le facciate dei palazzi sempre in ombra sembrano convergere le une sulle altre in una ripida salita verso quadrati di cielo, si snoda il Barri Gòtic.

Esplorando l’altro lato della Rambla, a pochi passi dal vortice del mercato della Boqueria, Barcellona mostra forse la sua parte più misteriosa e meno scontata.
In un dedalo di stradine e carrer, dove le facciate dei palazzi sempre in ombra sembrano convergere le une sulle altre in una ripida salita verso quadrati di cielo, si snoda il Barri Gòtic.

Esplorando il Barri Gòtic

Uno scorcio del Barri Gòtic
Carrer del Barri Gòtic – Ph. John Purvis

Entrando nel quartiere attraverso Plaça Reial, tra i pesanti colonnati e le snelle palme, la mia attenzione viene calamitata dai lampioni che fanno da cornice alla fontana centrale, primissimo lavoro su commissione di Antoni Gaudì, l’architetto il cui genio ha fatto di questa città il simbolo del Modernismo.
Il cuore di questo quartiere è rappresentato dall’imponente Cattedrale (La Seu), al cui interno le candele vengono tenute costantemente accese.
Tappa obbligata al Museu d’Història de la Ciutat e Plaça del Rei, nel medioevo antica piazza del mercato, oggi sede di concerti estivi e spettacoli teatrali all’aperto, soprattutto durante il Festival del Grec.

Plaça Reial al tramonto
Plaça Reial. Ph. Serge Melki

È questa l’area della Barcellona romana, ricca di resti e rovine. È qui che, in Plaça de Sant Jaume, si riuniscono i danzatori della sardana, la danza popolare catalana.
Ai piedi delle Ramblas, il monumento a Colombo sembra osservare il mare e indicare Genova, mentre veglia di giorno e di notte sul Port Vell e dà le spalle ad uno dei più raffinati spazi espositivi di tutta Europa: le Drassanes, i vecchi arsenali che, sotto ampi archi e disegnate volte, ospitano il Museu Màritim e la sua collezione straordinaria di reperti navali. Al ristorante del museo marittimo si mangia molto bene e non si spende tanto.

Dopo l’intervento di recupero voluto in occasione dei Giochi Olimpici del 1992, il vecchio porto non è più un agglomerato di magazzini semi abbandonati, cisterne vuote e ferraglia; al loro posto uno spazioso lungomare guarda ad un moderno centro commerciale: il Màremagnum.
Ogni giorno migliaia di persone attraversano il ponte di legno in stile della Rambla de Mar per raggiungere i suoi numerosi negozi. Qui la notte, gli amanti della movida si danno appuntamento nelle tante discoteche, bar e cinema aperti fino all’alba.

Barcellona non dorme mai, nottambula e indomita.

Ho capito subito, che se si vuole apprezzare veramente questa città, bisogna adottarne lo stile di vita: lunghi pranzi all’aperto, sieste oziose, passeggiate serali, una vita notturna eccitante.

Ho capito subito, che se si vuole apprezzare veramente questa città, bisogna adottarne lo stile di vita: lunghi pranzi all’aperto, sieste oziose, passeggiate serali, una vita notturna eccitante.
È la Guapa dei locali, dei ristornati, dei pub; dello shopping di qualità a buon prezzo, dei nuovi trend, delle mode, degli eccessi. Eccessi nello stile, nelle avanguardie, nel design e nell’architettura, basta pensare alla Torre Agbar, una sorta di proiettile di 142 metri di altezza, immediatamente riconoscibile sulla skyline della città.
È questa caratteristica innata della città e dei suoi abitanti ad accettare l’innovazione e lo straordinario, ad aver fatto di Barcellona stessa la patria del Modernismo di Gaudì e del suo mecenate Güell.
Il mio percorso alla scoperta dei capolavori dell’emblematico e geniale architetto, parte il secondo giorno della mia vacanza e non può non toccare tutti quei palazzi e monumenti che rendono unica la capitale della Catalogna.

La Barcellona di Gaudì: Casa Batlò, Casa Milà, Park Güell e la Sagrada Familia

Casa Batllò, simboleggiante il trionfo di San Giorgio sul drago, con la sua facciata a mosaico verde e ocra e il tetto bitorzoluto; Casa Milà, soprannominata dai barcellonesi “la Pedrera”, il condominio più controverso e famoso di Spagna, con la sua strane pareti ondulate, i sette piani sorretti da colonne e archi, e il tetto disseminato di stravaganti comignoli, sentinelle fantascientifiche a guardia del panorama cittadino; Park Güell, con i suoi due singolari padiglioni in entrata, vere e proprie case di marzapane sormontate da un’abbondante porzione di gelato dalle forme più strane, ideale contraltare all’enorme piattaforma sorretta da una foresta di colonne, sulla cui sommità si snoda una panchina di ceramica lucida a forma di serpente; la Sagrada Familiaun eterno cantiere aperto, i cui lavori sono finanziati dalle offerte dei fedeli. È il simbolo per eccellenza della Spagna e la sua Facciata della Natività è stata decretata dall’Unesco patrimonio dell’umanità insieme ad altri otto edifici cittadini.

Ma come posso dimenticare che Barcellona è anche la patria di Mirò e di Picasso?

Picasso trascorse qui la maggior parte degli anni formativi: il Museo a lui dedicato è sicuramente il più visitato della città ed espone molte delle opere che il pittore realizzò proprio durante il suo soggiorno barcellonese. La Fundaciò Joan Mirò è una straordinaria galleria che ospita la più completa collezione dei capolavori di questo grande artista, oltre 200 dipinti, 153 sculture e più di 5000 disegni.

Il cielo in fiamme su Tibidabo
Tibidabo – Ph Stuck in Customs

E infine… Haec omnia Tibidabo!

Il mio ultimo giorno barceloneta mi concedo un’escursione fuori dalla frenesia roboante e salgo in cima alla collina di Tibidabo. Il panorama che si gode da qui è tra i più belli ed emozionanti a cui abbia mai assistito. Mozzafiato. Solo salendo fin quassù si può comprendere la magia di questa città: basta pensare che proprio il nome di questa collina deriva dalla frase latina “Haec omnia tibi dabo, si cadens adoraberis me“, “tutto questo sarà tuo, se mi adorerai inginocchiandoti”, le parole pronunciate da Satana durante la tentazione di Cristo nel deserto.

Barcellona 1
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