Da ragazzino mio figlio aveva una folle passione per i Trolls, questi piccoli gnomi, tipo elfi, sono personaggi non molto simpatici che abitano le foreste inesplorate della Norvegia.
Un poco maligni, dall’aspetto decisamente brutto, si distinguono per i grossi nasoni e per le dimensioni, che variano da piccoli piccoli a giganti, non possono esporsi alla luce del sole altrimenti vengono trasformati in pietre.
Ne aveva una collezione infinita. Dei Trolls, e delle loro leggende, sapeva tutto e naturalmente della loro patria, la Norvegia.
Tanta è stata la sua smania per quella terra che alla fine, suo padre ed io, ci siamo convinti: portiamolo laggiù!
Visitare la Norvegia
Allora non ne avevo idea ma questa nazione ha davvero qualcosa di magico, Trolls a parte, sembra una terra che esce direttamente da una favola, come abbandonare questo mondo terreno ed entrare in un cartone animato della Disney.
Visitare Oslo
Oslo è una città pulita, ordinata, un museo a cielo aperto, in ogni angolo si ergono statue. Una città che abbraccia il suo mare in modo armonico e solare.
Ed è anche viva, brulica di gente. Un susseguirsi di giardini ben curati, dai fiori sgargianti che sembrano appena sbocciati.
Oslo è tutta un’esperienza, dal magnifico Palazzo Reale con il suo ampio parco, al museo che accoglie l’Urlo di Munch, al porto dove le imbarcazioni antiche in legno ti catapultano in un istante nei secoli passati, dove i pescherecci vendono gamberetti appena pescati che nell’assaporarli ti sembra di avere il mare in bocca.
Dal porto partono battelli per la navigazione del fiordo che accoglie la città e anche per arrivare nelle svariate isole. Su una di queste si trova il Fram, il Museo delle Navi Vichinghe.
È la che ci dirigiamo. Per un ragazzo è il massimo.
Prima di lasciare Oslo non poteva mancare una visita al Vigeland Park. Tra prati verdissimi, fontane, giardini e terrazze si snoda l’esposizione permanente di sculture umane, l’armonia dei corpi di uomini donne bambini si fondono l’uno nell’altro fino ad unirsi in un intreccio amoroso, grottesco e sensuale.
Gola in Norvegia
Dopo il parco è arrivato il momento di lasciare la città. Ora via, si parte.
La nostra destinazione è Gola nell’interno del paese. Ho in serbo una sorpresa per mio figlio, lui non lo sa ma per qualche giorno ho affittato un cottage in riva ad un lago.
Voglio che dorma con l’erba sopra la testa, che guardi dalla finestra e veda scoiattoli, caprioli, renne e mucche che scorrazzano liberi e che abbia canoe per andare a zonzo sulle placide acque del lago.
Finché non l’ho visto con i miei occhi non avrei mai creduto che tutto questo potesse essere vero.
Ci mettiamo ore per arrivare ma ne vale la pena. Per tre giorni viviamo in questo paradiso. Facciamo escursioni a piedi, camminiamo su altopiani e scaliamo montagne. La natura è rigogliosa, l’acqua è ovunque, onnipresente. Cascate, ruscelli, fiumi, laghi e ancora laghi, torrenti, acquitrini.
La natura è talmente bella, l’immobilità delle acque, la purezza dei colori, che sembra veramente di stare dentro ad un dipinto, ad una cartolina, ad un cartone animato dove tutto è pura magia. Ci fa tanto strano che il buio arrivi a mezzanotte, e ancora di più che dopo tre ore sorga già l’alba.
Il lago sembra essere tutto nostro, siamo i soli turisti. L’acqua è talmente immobile che sembra finta, il cielo vi si riflette tanto da non sapere più dove finisce l’uno e inizia l’altro.
Bene, canoa in acqua che si parte. Noi adulti ci proviamo ma è il mio ragazzone che sembra farsi un tutt’uno con le acque del lago e rimane ore e ore a pagaiare in lungo e in largo.
La Norvegia un posto ideale per Pic-nic
Siamo organizzati perché natura a parte ci mettiamo qualche giorno a capire una cosa importante: in queste zone meno turistiche dell’entroterra se vuoi cenare in qualche ristorantino (prezzi alle stelle) devi farlo prima delle cinque di sera, perché poi chiudono, chiude proprio tutto e la cena salta.
Ma noi siamo italiani, siamo tutti presi a scoprire queste meraviglie e la notte sembra non arrivare mai e ce ne dimentichiamo che dobbiamo cenare prestissimo e così rimaniamo senza mangiare per ben due sere…
Ma poi ci siamo fatti furbi, teniamo in auto delle provviste, pane in cassetta, formaggi, affettati, acqua, birra… e ogni altra possibile e immaginabile prelibatezza norvegese che non abbiamo mai assaggiato.
Poi abbiamo capito che da queste parti cenano così presto perché dopo cena, sfruttando la luce del sole, possono tornare a lavorare la terra…
Lasciamo la casetta sul lago e iniziamo il nostro tour. Già solo viaggiare in auto vale il viaggio.
Lom e Sogndal verso il ghiacciaio Jostedalsbreen
Ci sono talmente tante cose da vedere che dovremmo fermarci ogni dieci chilometri. Le chiese, per esempio. A Lom ne visitiamo una delle più antiche del paese. E poi i ponti sospesi sulle cascate. Torrenti tumultuosi che si infilano tra grandi massi. Piccoli paesi dal sapore fiabesco.
La nostra meta è Sogndal da lì proseguiremo verso nord per incontrare un ghiacciaio perenne, il Jostedalsbreen.
Il paesaggio cambia continuamente. Per proseguire dobbiamo percorrere ponti che sembrano non finire mai, strade, come quella della foto sopra, che sembrano di gomma, oppure dobbiamo imbarcarci su battelli che ti conducono da una sponda all’altra dei fiordi. È tutto una sorpresa, anche l’hotel che ci accoglie per la notte. E’ sulle sponde di un fiordo dal nome impronunciabile. Si chiama Gordon. Sembra uscito da un film d’epoca. Potrei voltarmi e trovarmi davanti una damina dell’ottocento. E’ di legno bianco, il pavimento scricchiola ad ogni passo. Da ogni finestra lo sguardo si posa sul mare del fiordo, pare che l’intera struttura voglia estendersi sulle acque, prendere il largo come farebbe una nave.
La mattina dopo splende il sole. Troviamo le prime nevi perenni, mio figlio maniche corte e entusiasmo a mille prende il volo per toccarle.
Proseguiamo verso il più famoso fiordo di Norvegia il Geirangerfjord. Auto e tutti noi ci imbarchiamo sul battello e risaliamo il fiordo.
Il fiordo di Geirangerfjord
L’emozione è tangibile. È la maestosità delle pareti che fiondano a picco nel mare, le acque sono immobili di un colore blu che non si è mai visto, le cascate che scendono da un’altezza vertiginosa mozzano il fiato. È il silenzio, sono le piccole imbarcazioni che a confronto della grandezza del luogo danno un senso di fragilità e impotenza. E’ tutto questo che rende unico al mondo questo luogo.
Ed eccolo, tutto un sorriso, felice come non mai, il nostro ragazzo.
Il fiordo termina nel paesino di Geiranger, dove sbarchiamo. Facciamo due passi, quasi non ci volessimo allontanare da questo posto. Da alcuni ragazzini compriamo un cestino di lamponi. Sono buonissimi, maturi e succosi.
Risaliamo la strada, l’unica, per uscire dal fiordo. Le curve a gomito si susseguono una dopo l’altra. Quando si arriva in alto non possiamo non fermarci. Da lassù la vista spazia nel fiordo, la nave da crociera della Costa ormeggiata davanti al paese (che proprio stonava con il paesaggio) è così piccola che non sembra neanche lei.
Vorremmo rimanere ancora, vorremmo che anche nostra figlia fosse qui con noi a godersi questo meraviglioso spettacolo, ma non ha potuto, è in Irlanda a studiare e noi siamo così fieri di lei… Le foto sono di rito, immancabili.
La strada dei Troll
Proseguiamo il viaggio verso la famosa strada dei Trolls, il Trollstigveien. Finalmente ci siamo, entriamo nel mondo leggendario dei Trolls. Ed eccoli! Scendiamo subito dall’auto, siamo tutti ragazzini adesso…
Appena ripartiti percorriamo una vallata glaciale stupenda. Ad un certo punto è come se la strada che stiamo percorrendo finisse all’improvviso, non si vede più. Siamo un poco in apprensione perché sappiamo che il nastro di cemento che dobbiamo seguire precipita in un tornante dietro l’altro giù giù giù fino alla vallata sottostante.
I metri di dislivello sono parecchi, ed è spaventosamente impressionante il vuoto che si apre sotto le ruote dell’auto. Sembra di essere su una ottovolante che sta per precipitare verso il nulla. L’esperienza è di quelle che lascia il segno, appena arriviamo in piano ci fermiamo per vedere la strada appena percorsa… è da brividi.
La vallata che si apre davanti è, se possibile, ancora più maestosa.
Molde è la nostra prossima fermata.
È una cittadina che si affaccia all’inizio di un fiordo, vicino al mare aperto. Dobbiamo riprendere un battello per arrivarci ma oramai è la norma. Andiamo a cena presto, il baccalà è prelibato, il prezzo per una cena di una sola portata astronomico, ma anche questa è la normalità.
Tra Molde e Kristiansund si snoda la famosa Atlantic Road, definita una delle strade più belle del mondo.
Atlantic Road una strada sul mare
Il nostro viaggio in Norvegia prosegue sulla famosa Atlantic Road. È sinuosa, sembra toccare il mare per poi tornare ad innalzarsi, è una danza tra cielo, terra e mare quella che ci ritroviamo a percorrere.
Bisogna fermarsi, guardare questa via da ogni angolazione, immaginarla quando le onde dell’oceano invadono le corsie. La natura sempre riprende il possesso dei suoi spazi… ma oggi è una splendida giornata di sole e questo nastro di cemento che si snoda come fosse un’opera d’arte regala il meglio della maestria degli uomini.
Rimaniamo ad ammirarla, intanto che facciamo due passi sugli scogli, compriamo un piccolo ricordo in una baracca di legno incastrato tra mare e terra.
Ci spingiamo ancora più a nord fino a Kristiansund, che è senza dubbio la capitale del merluzzo. Sul porto ci accoglie una statua che ritrae una donna con il famoso pesce. Dopo aver girovagato senza meta, e rimangiato i famosi gamberetti crudi appena pescati, prendiamo il battello come fosse un taxi, dapprima facciamo il giro della città da un’altra prospettiva, e ne vale sicuramente la pena, poi sbarchiamo dall’altra parte di un braccio di mare, per pranzare in un famoso ristorante che la nostra guida ci segnala. Il baccalà è strepitoso, e strano a dirsi, il prezzo abbastanza modico.
Riprendiamo il battello per tornare in centro.
Tutte le città visitate hanno in comune la completa integrazione con il mare. Il mare s’infila dentro, ne delimita le prospettive, ne circuisce gli scorci. L’acqua è l’elemento onnipresente che sancisce le regole.
Sarebbe bello, l’indomani, proseguire ancora verso nord, magari arrivare fino Trondheim, ma i nostri dieci giorni a disposizioni stanno per finire e l’indomani dobbiamo puntare verso sud.
La mattina dopo lasciamo il sole della costa e fatti pochi chilometri iniziamo a salire un passo montano. L’aria si fa fredda, e poco dopo ci troviamo nel mezzo ad una tormenta di neve. Lo spettacolo è surreale, la nebbia è fitta e procediamo a passo d’uomo. Norvegia imprevedibile, mutevole, sorprendente.
Abbiamo ancora un giorno prima del volo di rientro. Lo passiamo in due piccoli paese vicino all’aeroporto a sud di Oslo, Tordenskiold e Stavern.
Sono un incanto. Piccole, silenziose, ben curate. Le case di legno bianco si riflettono nel mare, ormeggiata nel piccolo porto tra imbarcazioni di ogni tipo c’è una nave vichinga sulla quale saliamo subito… mica ci arresteranno!
Ci facciamo l’ultima mangiata di baccalà e una bella passeggiata sugli scogli levigati da vento e acqua.
Il mio ragazzone è felice, mi ringrazia e mi stritola in un abbraccio.
Bergen Norvegia
Per scoprire anche questa caratteristica città norvegese leggi questo articolo su Bergen Norvegia