La Basilica minore di Santo Spirito ha la facciata pulita che rimanda rigore e bellezza. Arrivare in Santo Spirito è arrivare nel cuore di Firenze, quello più vero. In questo quartiere convivono movida e studenti, abitanti storici e nuovi arrivi che di solito si innamorano e rimangono. Santo Spirito se lo vivi non lo lasci più. La basilica, che domina l’omonima piazza fa una scalinata, oggi convive con questa teoria di bar, ristorantini, osterie che si affacciano sulla piazza. In mezzo la fontana, gli alberi e le panchine per chi sosta.
Un quartiere vivace con cui la chiesa deve fare i conti tutti giorni. Le sue scalinate sono prese d’assalto tanto da far pensare alla necessità di una cancellata.
La storia della Basilica di Santo Spirito Firenze
In questo spazio nel 1250 c’erano prati e vigne e tra i campi c’era una casa che fu donata al frate agostiniano Aldobrandino. Venne allora costruito un oratorio dedicato a Maria Vergine, allo Spirito Santo e a tutti i Santi. Su questa, pochi anni dopo, fu costruita una chiesa intitolata al “Santo Spirito”.
Leggiamo che Santo Spirito divenne subito una chiesa importante: un centro artistico, un centro di studio. Alte le frequentazioni: Petrarca, Boccaccio e molti altri. Per questo già nel 1284 fu creata una piazza per accogliere i fedeli.
Ma per arrivare all’attuale basilica, quella che vediamo noi oggi, ci vollero ancora dei secoli. Nel 1434 fu affidata la costruzione di una nuova basilica a Filippo Brunelleschi che morì nel 1446. Tra incendi, aggiunte, cambiamenti la basilica è arrivata fino a noi: con il suo campanile cinquecentesco di 70 metri di Baccio d’Agnolo e il crocifisso di Michelangelo. Tornato da poco nella basilica, oggi in sacrestia, l’opera fu il segno di ringraziamento dell’artista essere stato accolto nel 1492.
La Basilica di Santo Spirito: uno dei luoghi più suggestivi di Firenze
Anche se chi finì l’opera non rispettò appieno i disegni del Brunelleschi, l’armonia regna in questa chiesa. Si vede e si sente. Le colonne in pietra serena e la prospettiva della navata ci regalano ciò che ci aspettiamo: pace e armonia.
Iniziamo, come consigliato, la visita della chiesa dalla navata destra. Tanti altari, marmi, bassorilievi di pregevole fattura ci accompagnano. Lungo il transetto ci sono otto cappelle. La Pala con Bambino di Filippo Lippi ci attrae particolarmente. Siamo nella cappella Nerli e il quartiere di San Frediano, che abbiamo attraversato per arrivare fin qui, è ritratto nel quadro.
Siamo arrivati in piazza Santo Spirito senza attraversare l’Arno dal centro. Siamo scesi lungo il viale dei Colli e abbiamo parcheggiato prima di porta San Frediano. Abbiamo poi percorso un tratto di Borgo San Frediano girando in piazza del Carmine. Ancora a sinistra lungo via Santa Monica, proseguito per via Sant’Agostino e siamo arrivati nella piazza per goderci la facciata.
Proseguendo il nostro itinerario dentro al chiesa ci troviamo in uan maestosa cappella e non poteva essere altrimenti. E’ quella della Famiglia Frescobaldi che hanno palazzo su borgo Santo Spirito Il borgo costeggia il retro di questo parte di città. I marchesi potevano accedere alle funzioni passando dal loro palazzo privato attiguo alla chiesa.
Troviamo poi l’elegante cappella Corbinelli. nella chiesa si notano rimaneggiamenti barocchi come il ciborio ma nell’insieme l’ambiente regala pace e armonia, ciò che il Brunelleschi sognava.
Sul lato sinistro ancora opere di notevole pregio ma noi siamo attratti dal percorso museale.
Santo Spirito: Un percorso di pace e bellezza
Da sotto l’organo si accede al vestibolo e ci vogliono 2 euro a testa per accedere. La sacrestia con la sua linearità però ci cattura. La stanca non è enorme ma tutto è studiato secondo le linea della prospettiva rinascimentale. Chi ama le linee dell’Architetto Giuliano da San Gallo qui le ritroverà tutte.
Finalmente vediamo il Crocifisso Ligneo di Michelangelo. Fu il regalo al convento del diciassettenne che qui ebbe la possibilità di aprire i cadaveri dell’ospedale del convento. La sua conoscenza del corpo umano deriva anche da qui.
Dal vestibolo si scende al chiostro dei Morti del 1620 (detto anche dei Parigi). Il primo nome si comprende guardando le pareti ricoperte di lapidi. Ci sono anche una sala Capitolare, che però noi non possiamo vedere, e un Refettorio. Qui ammiriamo l’affresco delle Tre Cene di Bernardino Poccetti e osserviamo la speciale veduta delle due cupole e del campanile.
Come tutte le chiese anche Santo Spirito ha il grande Chiostro. Al Chiostro Grande si accede dalla piazza.
Il Chiostro Grande dell’Ammannati
Bartolomeo Ammannati lo realizzò a partire dal 1564. E’ grande come quello dei Parigi e insieme formano un rettangolo perfetto. Fu un modello per la costruzione di altri chiostri in città ma purtroppo non fa parte del percorso museale. Oggi è sede dal 2007 del Centro Documentale di Firenze, ente militare nato dalla riconfigurazione del Distretto Militare, che aveva sede in questa caserma (intitolata a Francesco Ferrucci) dal 1º gennaio 1871. Qui, quando ancora esisteva il servizio militare, i giovani fiorentini venivano a fare la “visita”.
Non ci rimane che gustarvi una buona cena in uno dei ristoranti che si affacciano sulle vie laterali: bistecca alla fiorentina!