Una domenica mattina diversa dalle classiche domeniche mattine d’estate, fatte di oziose colazioni ad un caffè vista mare della Passeggiata, con la mazzetta dei domenicali sul tavolino accanto al cappuccino e alla brioche. Una mattina dedicata alla scoperta delle cave di marmo di Carrara. Un tour in jeep fino a mille metri di altezza, su nel cuore del bacino marmifero delle Apuane, là dove Michelangelo trovò il blocco che avrebbe dato origine al suo celeberrimo Davide
Quando si pensa a Carrara immediatamente il pensiero corre alle cave di marmo e al loro bianco abbagliante che si vede fin dalla costa e fa sembrare la vette delle Alpi Apuane perennemente innevate.
Qualche tempo fa, per lavoro, ho avuto modo di conoscere Manuela, esperta guida turistica che organizza tour in jeep alle cave di marmo: aveva bisogno di trovare un racconto nuovo per la sua attività. Abbiamo cominciato a parlarne insieme e alla fine è saltato fuori che per riuscire ad individuare lo storytelling migliore, l’unico modo era quello di vivere l’esperienza. Sì, perché se è vero, come sanno tutti quelli che si occupano di comunicazione, che “le storie esistono solo se le sai raccontare”, è altrettanto vero che perché una storia sia credibile deve dare l’idea di essere stata “vissuta”. Quindi, quale occasione migliore di unire l’utile al dilettevole?
Le iniziative legate all’estrazione e alla lavorazione del bianco di Carrara si sono negli ultimi anni moltiplicate, gli aspetti turistici stanno affiancando con sempre maggior frequenza quelli artigianali e lavorativi. Pochi mesi fa è stato aperto anche un museo dedicato, il CarMi che ospita anche una mostra permanente sul rapporto tra Michelangelo e il Marmo
Cave di marmo di Carrara: l’avventura comincia
E così eccoci di buona mattina pronti per l’esplorazione dei tre bacini marmiferi estrattivi più famosi delle Apuane: Colonnata, Miseglia e Torano. Insieme a Marco, il mio compagno, ci dirigiamo in direzione di Carrara, Manuela ci aspetta con la sua jeep bianca all’uscita dell’autostrada per portarci su fino alle cave di marmo. Parcheggiamo e saliamo sul 4X4. È già avventura: solo montare su questa macchina è una vera e propria “scalata”, è una vettura altissima. Mentre mi abbarbico letteralmente sul seggiolino d’avanti, mi torna in mente quando da piccola mi penzolavano i piedi dalla seggiola. La scena mi mette di buon umore e so già che sarà un’esperienza divertentissima.
Cave di marmo: prima tappa, il Bacino di Colonnata
Si parte che sono passate le nove, il sole è alto e la temperatura è tutt’altro che mite. Fa già piuttosto caldo e mentre saliamo verso Colonnata, Manuela ci mostra le principali segherie dove vengono tagliati in lastre i blocchi grezzi del famoso marmo Carrara. Mentre ci avviciniamo alla nostra prima tappa, ci racconta alcuni aneddoti del suo lavoro. Ci parla di quella volta che ha accompagnato a visitare le cave di Carrara uno sceicco arabo con moglie (o mogli, non ho capito bene) e figli. Lo sceicco le ha chiesto quando sarebbe arrivato l’autista che li avrebbe portati fino in cima, e quando Manuela ha risposto che sarebbe stata lei a guidare si è informato se il marito le aveva dato il permesso di portare la macchina. Alla fine del tour era così entusiasta che le ha lasciato una mancia di 500 euro. Ci racconta anche di quando lei e suo figlio Luca sono stati assunti dalla troupe dell’ultimo film di Star Wars per portare gli attori sulle scene in cui Han Solo e gli altri protagonisti si trovano su alcune montagne rocciose. Mi mostra le foto sul cellulare del dietro le quinte: devo dire che, la mia parte nerd-scifi-addicted ha provato una certa invidia.
Dopo circa mezz’ora di tragitto, la nostra prima sosta è in località La Piana. Qui, sulla terrazza di un negozio che vende souvenir realizzati con il famoso bianco di Carrara, è stato costruito un grande plastico che mostra la storia e le tecniche estrattive e di trasporto del marmo, dall’epoca romana ai nostri giorni. Ovviamente il plastico è scolpito nel marmo (manco a dirlo), ma i trenini, gli escavatori e i vari attrezzi provengono direttamente dal mondo dei giocattoli. Credetemi, non solo i bambini lo adoreranno.
La lizzatura
È questo l’antico metodo usato fino agli anni ’60 del secolo scorso per far discendere dai bacini marmiferi in cima alle Apuane i grandi blocchi di marmo. Il blocco, o una carica di blocchi, veniva posto sopra dei lunghi tronchi di legno che fungevano da slitta rudimentale. La slitta veniva fatta calare, sfruttando la pendenza lungo le cosiddette vie di lizza. La carica del mezzo veniva mollata o trattenuta, assecondando le esigenze della discesa, per mezzo di grossi canopi avvolti intorno ad un sostegno di legno molto robusto, detto piro. I lizzatori, man mano che il blocco scendeva, favorivano lo scorrimento disponendo davanti al blocco i parati, travetti di legno resi scivolosi col sapone. Era questa una manovra rischiosissima, perché se i cavi si fossero spezzati – cosa che avveniva frequentemente – i lizzatori sarebbero rimasti schiacciati sotto il blocco di marmo.
Fossa Cava, la cava romana
Ripartiamo in direzione di Fossa Cava per visitare una cava di marmo di epoca romana risalente al I secolo a. C. Il sito archeologico è perfettamente ricostruito e può essere visitato tranquillamente grazie ad una serie di ponti e passatoie di legno che lo attraversano nell’interezza. Sono ancora visibili i piani di estrazione e la roccia riporta i segni delle antiche tecniche di escavazione. Istruttivi cartelli scandiscono il percorso di visita con informazioni in italiano ed inglese.
Ma la cosa che mi ha colpito di più, è che proprio dietro la cava romana, a meno di 200 metri si trova una cava ancora oggi in funzione. Ovviamente non c’erano operai al lavoro perché era domenica, ma si potevano vedere gru e macchinari con il filo diamantato adibiti al taglio dei blocchi. C’era persino una lama di oltre sei metri di altezza.
Cave di marmo: alla scoperta di Colonnata e del suo celebre lardo
Riprendiamo il tour, questa volta in direzione di Colonnata. Il cuore di questo paesino a poco più di 500 metri di altitudine sembra scolpito direttamente nella roccia. La piazza principale, le soglie dei negozi e delle case, la pavimentazione di Piazza Palestro dove si trova la Chiesa di San Bartolomeo e la scultura moderna dedicata al Cristo dei Cavatori, sono tutte realizzate in marmo. La visita è veloce, ma non per questo meno suggestiva. Prima di ripartire in direzione dei bacini estrattivi ad oltre mille metri di altezza, Manuela ci porta a vistare una larderia.
Entriamo in quella che può essere definita la classica bottega di paese, dove si compra dal pane al detersivo per i piatti. Passando dietro il bancone, mentre la proprietaria serve un’anziana signora dal tipo accento della zona, scendiamo nel sottosuolo. Qui, immerse in un’alcova di pietra una serie di conche di marmo, alcune delle quali vecchie di secoli. Al loro interno, sotto una salamoia di spezie e aromi, riposa il lardo. Quando la nostra guida solleva il coperchio di una di queste, un aroma profondo e delizioso si diffonde nell’aria. Con buona pace dei miei amici vegani, non ho resistito e mi sono comprata una trancio di lardo di Colonnata, delizia unica della nostra tradizione norcina.
I bacini marmiferi più alti: Miseglia e Torano
Maggiormente conosciuto come cava di Fantiscritti, il bacino estrattivo di Miseglia si trova molto più in alto di Colonnata, oltre i 1000 metri di altitudine. Arrivarci è stato incredibile. Ingranate le ridotte, il 4X4 di Manuela si è arrampicato per strade tortuose e ripidissime. Se penso che queste stesse strade a picco nel vuoto, prive di parapetto e completamente sterrate, sono percorse ogni giorno da centinaia di camion che trasportano enormi blocchi di marmo, mi viene la pelle d’oca.
Arriviamo proprio in cima e ci addentriamo all’interno di una delle cave di marmo più grandi. Il silenzio è surreale e il panorama che si gode sulle montagne e sulla costa è impareggiabile.
La maestosità della natura a confronto con la maestosità dell’opera dell’uomo che questa meraviglia stravolge e trasmuta con i suoi scavi e le sue cicatrici. Le cave di marmo di Carrara sono proprio questo, uno scenario unico e suggestivo, che cambia e si trasforma ogni giorno che passa. Con Marco esploriamo a piedi una porzione di cava. Se si guardano dal basso verso l’alto le pareti di roccia appena tagliate, si rimane sopraffatti dall’imponenza di questo mestiere.
Riprendiamo la jeep per la nostra ultima tappa al bacino di Torano e alle cave di Michelangelo, così chiamate perché è proprio qui dove il grande scultore era solito prendere i blocchi dai quali avrebbe “cavato fuori” le sue opere. Ancora una volta, la vista che si gode da quell’altitudine lascia senza respiro. In fondo sulla vallata si stagliano netti i ponti di Vara della vecchia ferrovia marmifera, mentre come un serpente si “snoda” fino in cima una strada tutta tornanti, recentemente asfaltata da un’altra produzione cinematografica che proprio qui ha girato la scena famosissima dell’inseguimento di 007 (alias Daniel Craig) in Quantum of Solace.
Gli ultimi istanti del marmo tour
La frenesia escavatrice sembra non essersi mai fermata sulle Apuane, per oltre due millenni l’estrazione del marmo non ha vissuto momenti di arresto. Ancora adesso si continua a cavare, a tagliare, a ridefinire il profilo di queste montagne “irripetibili”. Oggi più che mai il paesaggio come lo abbiamo conosciuto muta ad un ritmo frenetico. Basta solo pensare che negli ultimi 20 anni, qui si è scavato più che in duemila anni di storia. Il risultato? Una modificazione morfologica del territorio apuano paragonabile solamente a quella avvenuta in un’era geologica.
Osservo un’ultima volta le cave, immerse nel silenzio irreale dovuto alla pausa domenicale dal lavoro. Fiere, si mostrano ai miei occhi nella loro bellezza mozzafiato, cruda e brutale, fatta di vertigini di roccia spigolose e verticali al cielo. Il bianco accecante del marmo si riflette nelle pozze di acqua lattiginose che si formano durante le fasi di taglio della pietra e ristagnano, come laghetti turchesi contro la volta altrettanto blu del cielo. So che se tornerò fra qualche tempo avranno nuovamente cambiato i loro connotati.
Certo, a protezione dell’ambiente, il nuovo Piano Paesaggistico della Regione Toscana ha messo sotto tutela le Apuane oltre i 1200 metri: sopra questa altezza non si può più estrarre, le vette devono essere preservate, il panorama non può più essere stravolto. E allora invece di scavare verso il basso, tagliando questa pietra unica, letteralmente, fetta dopo fetta, si procede orizzontalmente “in galleria”, svuotando il cuore delle montagne e realizzando vere e proprie cattedrali nella roccia.
Con queste riflessioni in mente, in religioso silenzio, rimontiamo in macchina e ci lasciamo alle spalle la bellezza innaturale di questo paesaggio ciclopico scolpito dall’uomo e che l’uomo continuerà a forgiare e trasformare.