Tokyo: un luogo, a 12 ore di viaggio dall’Italia, dove tradizione e futuro camminano mano per la mano. Una contraddizione difficile da comprendere fino al momento in cui non la vivi in prima persona.
Contraddizione che si trova anche nelle piccole cose, come trovarsi in pieno centro a comprare un oggetto tecnologico probabilmente sconosciuto in occidente, ma il negozio accetta solo contanti e non prende carte di credito, o come quando cammini in mezzo a mille palazzi che si sfidano in altezza e dietro l’angolo c’è un tempio che non ha nulla da invidiare, in tranquillità e bellezza rispetto a quelli da catalogo, creando un equilibrio che nel suo “disequilibrio”, stranamente funziona.
Starò in Giappone per tre mesi, nel tentativo di cogliere più sfumature possibili, sia linguistiche che culturali, nella speranza di capire qualcosa in più non solo di questa nazione e del suo destino, ma anche del mio futuro.
Ho preparato questo viaggio per lungo tempo, leggi i miei suggerimenti: Giappone, le 10 cose da sapere prima di partire
Vivere a Tokyo in meno di 20 metri quadrati
Iniziamo da uno degli argomenti che mi stanno più a cuore: l’abitazione.
Vivo in un piccolo appartamento in affitto a Tokyo, non troppo lontano dal centro ma neanche troppo vicino. Quando dico piccolo, non intendo “un piccolo” all’italiana: l’appartamento è infatti di 16 metri quadri e comprende bagno, cucina, balcone, letto e una scrivania. Condividendo racconti con altre persone che abitano qui, mi rendo conto di essere piuttosto fortunato: sono molto diffusi gli alloggi di appena 8 metri quadri!
Questo è considerato “nella norma”, consigliato addirittura per due persone.
All’inizio mi pareva impensabile, una casa grande solo come una stanza, e di medie dimensioni, per di più. Devo però ammettere che abituarmi è stato più facile del previsto. La cosa più scomoda è cucinare, ma essendo io un italiano un po’ atipico, cucinando poco e cose molto basilari mi ci trovo quasi bene. C’è un condizionatore che regola la temperatura dell’interno, e ora che è inverno quando lo spegni rischia di fare veramente freddo! È utilissimo d’estate, poiché con il tasso altissimo di umidità si raggiunge, avere un posto fresco significa spesso la salvezza.
Il “composto” caos cittadino
Com’è invece la città? Un casino. Ma uno di quelli ordinati, dove per capirci qualcosa devi metterti in un angolino lontano dalla perenne folla di persone che invade le sue strade, fino a quando non intuisci la regola nascosta, e tutto si rivela. E poi i giapponesi, anche se parlano davvero poco inglese, sono molto disponibili a venirti incontro.
Camminare durante il giorno è una meraviglia, ci sono talmente tanti dettagli ovunque da lasciarti a bocca aperta. È tutto così sistemato con un’attenzione certosina da creare un’atmosfera travolgente, quasi ipnotica.
Ma è di notte, quando le milioni di luci al neon accendono la città a giorno, che quella sensazione misto tra un “ma che figata pazzesca, è il futuro” e lo “stordimento” ti colpiscono
Ma è di notte, quando le milioni di luci al neon accendono la città a giorno, che quella sensazione misto tra un “ma che figata pazzesca, è il futuro” e lo “stordimento” ti colpiscono, lasciandoti un segno indelebile (nel mio caso molto positivo). Per godere di questa sensazione molto particolare, le zone di Shibuya e Shinjuku sono in assoluto le mie preferite.
Questa città “surreale” non mi tradisce nemmeno quando ho bisogno di sperimentare una sensazione opposta di tranquillità e pace. Posso girare senza fine per le infinite retrovie che si snodano oltre le vie principali e scoprire una Tokyo nascosta. In realtà, pur essendo una delle megalopoli più grandi al mondo, riesce nel suo caos, ad essere veramente silenziosa.
A volte mi ritrovo in una di queste piccolissime vie in mezzo a tantissime case, nella calma più assoluta. Altre volte mi basta passeggiare per il tradizionale quartiere di Asakusa o in uno dei tantissimi parchi (Yoyogi e Ueno sono tra i miei favoriti) per sperimentare il lato più calmo e caratteristico del Giappone.
È vero, Tokyo, essendo stata ricostruita molte volte a causa della guerra, ha un lato “molto moderno”, ma è il suo lato tradizionale, portato avanti dai giapponesi stessi, che mi lascia il più delle volte senza parole. Sono i suoi cittadini i migliori testimoni di questo passato immerso nel futuro.