Procida è la Capitale della Cultura 2022. Tutti ora la conoscono anche chi l’ha sempre considera una bella e piccola isola tra quelle sparse nel mediterraneo. Invece Procida è l’isola del mito, emersa dalle acque grazie all’attività vulcanica di questa parte di mondo. Io amo il sud dell’Italia e amo i suoi miti che rimangono nei nomi e nell’aria che aleggia ancora nonostante l’uomo di oggi.
Procida da Enea alla Guerra dei Giganti
Pare, infatti che il nome derivi dal greco “Prochyo” e da qui a “proikeein” che vorrebbe dire sollevata, portata su dalle profondità. Procida è stata abitata fin dall’antichità. Oggi la si ammira non solo per le sue acqua cristalline e per le case dei pescatori dai colori pastello ma per la cultura che emana.
Nell’Eneide Virgilio racconta che Enea seppellì in questa piccola isola la sua amata nutrice Procida morta durante il suo viaggio verso le coste italiache.
La seppellì presso Vivara (l’isolotto vicino a Procida un tempo collegato) e da lei prese il nome l’isola. La mitologia greca, invece, racconta della guerra tra i tre Giganti e gli Dei dell’Olimpo. Gli Dei ebbero la meglio e schiacciarono sotto Procida il più piccolo dei tre, Mimante.
Procida dalla storia all’oggi
Tutto ciò che è passato di qui respira nelle sue pietre. Quest’isola di tufo giallo e grigio è figlia della sua storia. La Terra Murata, per esempio, è un borgo che sembra essersi fermato nel tempo. Echi delle scorribande saracene si ritrova nelle pietre assolate.
Da borgo diffuso di epoca romana gli abitanti dell’isola si rifugiarono sul promontorio della Terra, naturalmente difeso da pareti a picco sul mare.
Case scavate ne tufo, vista impareggiabile e molte cose da vedere a Terra Murata cuore storico e culturale dell’isola. Per arrivare bisogna affrontare una ripida salita ma poi si è ripagati dalla vista mozzafiato sul Golfo di Napoli. Ci sono da vedere, molti edifici stoprici, ma l’Abbazia di San Michele è una visita obbligatoria che consiglio vivamente.
Fu costruita per volere degli isolani che chiesero l’intervento dell’Arcangelo Michele con la sua spada fiammeggiante per sconfiggere l’attacco del pirata Barbarossa. I sotterranei dell’antica abbazia celano poi antiche e suggestive sepolture, un fascino che parla da solo. A terra Murata si trova anche il Palazzo d’Avalos divenuto palazzo Reale e rimasto fino al 1988 una cittadella carceraria.
Corricella e le sue case colorate
Non nego che arrivando a Procida la prima cosa che mi ha colpito sono state le case dai colori pastello. Abbarbicate sulla collina con la luce che le rende uno spettacolo da cartolina. Il secondo netto ricordo è la pasta della pescatora povera, con alici fresche e peperoncini verdi fritti.
Marina Corricella è un borgo marinaro, il più antico di Procida. Le case colorate hanno dei balconi tipici chiamati “Vefi” di indubbia origine araba ed è estremamente piacevole girare per le viuzze, guatrdare verso il mare, fermarsi a mangiare, riguardare verso il mare…
A Marina di Corricella io ho trovato pace ma non eravamo in agosto. Posso solo dire che ho mangiato molto bene qui come in tutta Procida. Mi pare anche doveroso ricordare che Procida e Marina di Corricella sono state le protagoniste indiscusse del film “Il Postino” di Massimo Troisi la cui vena poetica qui si è esaltata.
Mare a Procida
La spiaggia di Ciraccio e quella della Chiaiolella sono due spiagge molto belle. Acque cristalline e riparo dove il lungo tramonto si può godere in tutta serenità. Su questo lato dell’isola ci si arriva con vari mezzi, come taxi e microtaxi ma mi dicono che c’è anche il servizio bus.
La più famosa è la spiaggia della Chiaia. Se avete voglia di farvi i 182 scalini che vi separano dal suo fondale basso fatelo pure. Io mi sono astenuto optando per qualcosa di più comodo non amando poi stare tutto il giorno in spiaggia.
L’isola di Vivara
(Mentre scrivo di Vivara mi sonbo accorto che sul sito c’è scritto momentaneamente non visitabile. Quindi consiglio vivamente di controlare prima) Sicuramente da vedere c’è I’ sola di Vivara. Una mezzaluna di terra, che si raggiunge da un ponte da percorrere a piedi che la collega a Santa Margherita a Procida. Ci vuole però la prenotazione ed è a pagamento. Vivara è l’isolotto dove Enea, così narra la leggenda, seppellì l’amata nutrice ed oggi è riserva naturale, un bell’esempio di conservazione della flora e fauna mediterranea. Fa anche parte dell’ Area marina protetta Regno di Nettuno, una zona di particolare tutela dell’ecosistema marino localizzata tra Procida, Vivara e Ischia. Tra le altre cose sull’isolotto sono stati anche trovati i iresti di un villaggio miceneo del XV secolo a.C.
Come si arriva a Procida
Si arriva all’isola di Procida via mare da Napoli, da Pozzuoli. Se andate in periodo di alta stagione ricordate che non sempre potrete andare con la vostra macchina. È bene prenotare per tempo se si vuole vedere anche Vivara perché è aperta alla visite (che durano circa due ore) solo dal venerdì alla domenica.
Perché Procida è stata scelta come Capitale della Cultura 2022
Era la prima isola a candidarsi e si è aggiudicata il milione di euro messo in palio. Soldi che consentiranno di realizzare progetti ma anche una occasione per stare sotto i riflettori del turismo nazionale, e non solo, per un anno intero.
Questa la motivazione del Ministero:
“Il contesto dei sostegni locali e regionali pubblici e privati è ben strutturato. La dimensione patrimoniale e paesaggistica del luogo è straordinaria.
La dimensione laboratoriale che comprende aspetti sociali di diffusione tecnologica è importante per tutte le isole tirreniche, ma è rilevante per tutte le realtà delle piccole isole mediterranee. Il progetto potrebbe determinare grazie alla combinazione di questi fattori un’autentica discontinuità nel territorio e rappresentare un modello per i processi sostenibili di sviluppo a base culturale delle realtà isolane e costiere del Paese.
Il progetto è inoltre capace di trasmettere un messaggio poetico, una visione della cultura che dalla piccola realtà dell’isola si estende come un augurio per tutti noi, al Paese nei mesi che ci attendono”.