“Santo Stefano di Sessanio è da vedere!” Mi aveva detto questo un signore qualche tempo fa. E così girovagando per il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga siamo finiti, in una calda giornata di fine giugno, a Santo Stefano di Sessanio.
Come non visitare un borgo dove vivono 120 anime, una più una meno, situato a 1251 metri, che ha la fama di essere davvero speciale? E, infatti, Santo Stefano di Sessanio (ma a dire la verità tutto l’Abruzzo), non ci ha deluso.
Come tutti i paesi di quest’area, il terremoto del 2009 ha lasciato dei segni, ma forse meno che in altri luoghi dove, a distanza di più di 10 anni abbiamo trovato paesi ancora completamente distrutti.
Un borgo fermo nel tempo
Abbiamo parcheggiato in un grande prato adibito appositamente per questo che era praticamente vuoto se si escludono 2 camper e un furgone, e ci siamo diretti verso il borgo.
Avevamo letto che faceva parte del club dei borghi più belli d’Italia e quindi ci aspettavamo molto. Arrivando vedevamo il borgo dall’altra parte di una valle ben coltivata anche con il sole cocente. Una visione bucolica che, se non fosse stato per qualche colorato trattore fermo nei campi, avrebbe potuto non essere collocata nel nostro tempo.
Inizia l’ascesa
Una volta parcheggiato abbiamo affrontato una piccola salita, un viale contornato da alberi che davano frescura prima di entrare nel borgo vero e proprio.
Questo borgo ti “rapisce”subito. Ti rendi conto di entrare dalla porta principale della storia vissuta nei secoli da chi lo ha costruito, pietra su pietra. Santo Stefano di Sessanio si fonde con questa parte d’Abruzzo e qui davvero il tempo sembra essersi fermato.
Abbandonato per anni, oggi il borgo vive grazie ad un l’imprenditore italo-svedese che, capitato per caso qui, se ne innamorò, tanto da restaurarlo e iniziare, con i pochi abitanti, a trasformarlo in un albergo diffuso.
Come dicevo, qui la storia si percepisce e non è solo questo paese incastellato dall’aspetto medievale. C’è qualcosa di più. In questo territorio c’erano presenze umane anche nell’età del ferro , in epoca romana, c’era anche un tempio.
Voglia di camminare e scarpe comode
Per visitare Santo Stefano di Sessanio bisogna camminare, salire e intrufolarsi nelle strade e nei vicoli. Insomma, non è un paese da affrontare con i tacchi a spillo. Ci vogliono scarpe basse e comode.
Il nome deriva da Sextantio, insediamento romano su cui tra l’XI e il XII si costruì il borgo così come lo vediamo. Un paese che ha una storia da raccontare. Posizionato in un punto strategico come la via Valeria che univa L’aquila a Foggia, divenne uno die più importanti e conosciuti dell’Abruzzo.
Entrando si vede che era come una cittadella fortificata. Dal medioevo verso il Rinascimento, passò Baronia di Carapelle, alla famiglia Piccolomini fino ai Medici.
La firma della famiglia Medici
L’arco della porta di entrata al paese porta ancora lo stemma mediceo e anche l’alta torre circolare (caduta con il terremoto del 2009 ma oggi ricostruita) ricorda l’importante dominio. È curioso sapere che grazie a Francesco De’Medici, Santo Stefano di Sessanio divenne ancora più famoso. Qui si produceva un tipo di lana grezza e nera (chiamata carfagna) che veniva usata soprattutto per cucire le uniformi militari. Qui si produceva, a Fir3enze veniva raffinato e poi spedito in tutto il mondo conosciuto!
Il paese che vediamo oggi è risorto grazie ad un imprenditore non italiano perché dopo l’Unità d’Italia perse ogni funzione. Abbandonato a se stesso e spopolato il paese è rimasto fermo nel tempo.
Camminare per le stradine, imboccare certi vicoletti ripidi e anneriti, fermarsi perché i lavori di restauro ti impediscono di proseguire, questo è il bello di Santo Stefano di Sessanio.
Ogni tanto c’è qualche botteghina, si vende lana ma anche altri oggetti artistici e artigianali e, subito dopo la porta ci si imbatte in un luogo dove mangiare. Per noi non è ancora ora e quindi ci siamo dedicati all’esplorazione del borgo.
Il caldo era opprimente anche ad oltre 1000 metri e abbiamo cercato frescura sotto le case dove si aprono archi e ci sono botteghe.
Santo Stefano di Sessanio cosa vedere
Il panorama della piana si spande sotto i nostri occhi e dentro il paese ci muoviamo camminando sulle pietre ben tenute con il naso all’insù. Palazzi, case strette, vicoli stretti ed ombrosi dove le piante in vaso trovano refrigerio, palazzi del 1400 come la casa del Capitano e il Palazzo delle Logge.
Appena fuori anche la piccola chiesa della Madonna del Lago che si riflette su uno specchio d’acqua. Un sali scendi di percorsi, scalinate, tra chiesette, portoncini e la tranquilla vita del borgo che ci ha fatto davvero gustare questa visita.
Con calma, nel silenzio, nella calura estiva, siamo tornati all’epoca dei Medici.
La curiosità.
In questa zona si produce la lenticchia di Santo Stefano di Sessanio, scura e piccola. Ricercata dagli chef di tutto il mondo oggi questa lenticchia dal sapore intenso, è presidio Slow Food.