Le ville appartenute alla famiglia Medici sono sempre delle strutture meravigliose e per questo sono state annoverate come Patrimonio Mondiale Unesco.
Villa di Careggi, Villa di Castello, Villa della Petraia, Giardino di Boboli, Villa del Poggio Imperiale a Firenze, Villa di Cafaggiolo a Barberino di Mugello amata dal Magnifico, Villa de Il Trebbio a San Piero a Sieve, Villa Medici di Fiesole, Villa di Cerreto Guidi, Giardino di Pratolino a Vaglia, Villa di Poggio a Caiano, Villa di Artimino a Carmignano, Palazzo di Seravezza, Villa La Magia a Quarrata.

Le ville erano i luoghi di svago “dell’ozio” e una delle più maestose è proprio La Ferdinanda detta anche la Villa dei cento camini o Villa di Artimino.
Artimino è un borgo delizioso sulle colline del Montalbano che guarda verso Prato. Vigneti e un tempo anche con tanti boschi dove cacciare.
E’ su un poggio, che aveva anche ospitato insediamenti Etruschi, che Ferdinando I de’Medici Granduca di Toscana volle il suo casino di caccia.

Una villa voluta dal Granduca Ferdinando I De Medici
Una villa molto armoniosa che incarna proprio l’ideale della residenza fuori dalla città nell’immaginario del Granduca. Fu lui, infatti, a volerla a farla costruire su progetto di Bernardo Buontalenti alla fine del 1500. Al tempo la facciata che guarda verso Firenze, più sobria, era l’entrata principale come dimostra lo stemma medicee sopra il portone.
Tutti i membri della Famiglia Medici avevano avuto una loro villa preferita. Come casino di caccia, come rifugio dalle calde giornate estive di Firenze, come luogo di feste e banchetti. Tutte le ville erano contornati da poderi e Villa di Artimino non fa differenza. In questi terreni si coltiva ancora la vite e si fa olio, tutto di grande qualità.

Bella ma senza arredi
Un tempo la villa era piena di arredi, furono fatti arrivare mobili pregiati. Purtroppo finita la dinastia medicea la Villa ha visto vari proprietari e nel 1969, ciò che era rimasto dopo il passaggio di Napoleone e la Seconda Guerra Mondiale, è stato messo all’asta. Anche parte delle porte sono state vendute.
Resta comunque il fascino, restano gli affreschi e resta, pare, il fantasma del Granduca che ogni tanto si fa vedere a chi lavora in villa.
Il Granduca aveva animo artistico e diede corpo al proprio mecenatismo artistico portandoci preziosi manufatti. Il progetto fu affidato al vecchio Bernardo Buontalenti, architetto da sempre al servizio della corte che conosceva le esigenze e l’animo del Granduca.

Meno di quattro anni per costruirla
in pochi anni ,dal 1596 al 1600, la maestosa villa fu eretta. La villa presenta numerosi riferimenti architettonici nella villa che riportano alla tradizione rinascimentale Fiorentina da Giuliano da Sangallo senza escludere il Brunelleschi. Ci sono corpi angolari tipici dell’architettura militare.
Questo gioiello è proprio l’anello che congiunge tutte le altre Dimore dei Medici, infatti in uno dei saloni troviamo le varie lunette che le raffigurano tutte.
La Villa oggi si presenta con una maestosa scalinata che guarda il borgo. Anche se presente nei disegni del Buontalenti non era stata realizzata e lo fu nel trenta del Novecento commissionata Dalla contessa Maraini che amò molto la villa.

La villa dei 100 camini
La Ferdinanda è anche detta la villa dei Cento camini che, anche se proprio non sono 100, però sono veramente tanti, alcuni per funzionalità sono stati chiusi altri sono ancora attivi. E alcuni di questi furono progettati proprio da Buontalenti.
Ci sono molte cose curiose che riguardano la villa in particolare nel sottosuolo, c’è un corridoio che ancora si vede scavato tutta nella doccia. Un tempo portava fuori dalla Villa verso sud un lungo collegamento che arriva fino, si dice, alla non lontana villa di Poggio a Caiano.

Il girarrosto di Leonardo
Qui si trova anche il famoso “girarrosto di Leonardo” che ha un congegno che il genio toscano pare avesse inventato e che permetteva alla selvaggina di arrostire perfettamente.
Al piano terra si vede come si accedeva con i cavalli e di qui si aprivano le stanze per gli ospiti che erano alloggiati in camere chiamate dei Forestieri e mentre il primo piano c’erano le stanze padronali.
Ogni sala della villa ha un nome di un animale la sala del leone la sala del delfino, il salone dell’Orso. Nonostante non ci siano mobili del periodo ci sono ancora molti affreschi di cui si può godere nella villa.

Il fantasma del Granduca vestito di nero
Facciamo superiore cioè a tetto, c’erano vari stanzini dove si depositano le armi e anche camere da letto per i servitori di di rango più basso come i paggi e i portieri. Ci sono storie curiose che riguardano il Granduca, si dice che ancora giri per la villa e ogni tanto qualcuno dice di vederlo.
C’era anche il salone pubblico, il Salone delle feste perché qui si facevano feste, non solo banchetti dedicati alla caccia. Le persone che hanno sentito o hanno visto una figura grande nera oppure una mano che apriva e chiudeva una porta sempre guantata sono molte e tante lavorano nella villa.

Albergo e ristorante negli annessi
Intorno alla villa ci sono degli annessi uno molto importante la paggeria che è una struttura molto bella elegante che ha forma rettangolare che fu costruita nel 1620, sempre su indicazione del Buontalenti, da Gherardo Mechini. Oggi è un albergo.
Questa era l’abitazione del primo maggiordomo del Granduca, Biagio Pignatta e a lui quindi è dedicato il palazzetto degno di nota che oggi accoglie il bel ristorante.
Oggi la villa dopo tanti passaggi di proprietà è della famiglia Olmo. Dal 1989 è stata acquistata dal gruppo Olmo.