Da Bettona a Bevagna, da Spello a Montefalco: ecco il racconto degli ultimi due giorni della nostra vacanza in Umbria, alla scoperta del territorio intorno ad Assisi e dei suoi tanti tesori artistici e paesaggistici.
Un itinerario di visita lontano dalle consuete rotte turistiche. Uno “slow” tour tra splendide pievi medievali e antichi resti romanici, tra un bicchiere di ottimo Sagrantino e qualche prelibatezza la tartufo
Bettona, la terrazza sull’Umbria
La prima giornata della nostra vacanza in Umbria (leggi qui il racconto relativo alla prima tappa della nostra tre giorni nei territori di San Francesco) è ormai quasi conclusa.
Arriviamo a Bettona, paesino arroccato sulla sommità della collina davanti ad Assisi che sono quasi le sette di sera. È stata una giornata intensa. Siamo partiti da Viareggio molto presto, abbiamo visitato Assisi e le sue splendide basiliche, siamo scesi fino a Spoleto per ammirare le Fonti del Clitunno, e saliti sul Colfiorito per scoprire il paesino di Rasiglia che non è attraversato da strade e piazze, ma percorso da ponti, torrenti e laghetti.
Siamo stanchi ma felici per tutto quello che abbiamo visto e pieni di entusiasmo per tutto quello che ancora ci rimane da vedere.
Ad attenderci a Bettona ci sono Roberta e Silvano, amici da sempre: con Roberta ci conosciamo da oltre 20 anni, siamo così simili che ci chiamiamo scherzosamente tra di noi “sorelle”. Sono i proprietari dell’Osteria Straccaganasse e del Bed & Breakfast Residenza d’Epoca Palazzo Baglioni, che si trova proprio nell’angolo sud di Piazza Cavour, il salotto della città.
Saremo loro ospiti: e questo è un “bonus” non solo perché b&b e locanda sono stratosferici (basta dare un’occhiata alle recensioni su Trip Advisor) ma perché passare qualche giorno con Roberta dopo che anni di impegni lavorativi ci hanno tenute lontane, è per me una “vacanza nella vacanza”. La nostra prima cena a Bettona è all’insegna della gustosissima cucina tradizionale umbra: dopo uno strepitoso antipasto misto per due, Marco “si accontenta” di un piatto di maltagliati fatti in casa col ragù d’oca, mentre io “mi limito” ad una “semplice” carbonara rivisitata al tartufo. Il tutto ovviamente annaffiato da ottimo vino.
Come farebbe dire Camilleri al commissario Montalbano, un pasto così “leggero” merita proprio una “bella passiata”, ma non avendo noi un molo con scoglietto abitato da granchio impertinente a portata di mano, decidiamo di farci una passeggiata lungo i confini della città, percorrendo il perimetro delle sue mura.
Bettona conserva ancora intatta in molti punti la splendida cinta muraria etrusca costruita in enormi blocchi di pietra arenaria: credetemi, solo questa vale tutto il viaggio.
È comunque la notte del 10 di agosto, la notte di San Lorenzo e delle stelle cadenti: seduti al fresco di una panchina, la collina d’Assisi rischiarata dal bagliore delle luci della sera sembra proprio un presepe illuminato per il Natale.
Con il naso rivolto alla vota celeste, romanticamente aspettiamo il passaggio delle Perseidi per esprimere, anche noi, un desiderio.
Esplorando Bettona: Museo della Città e Oratorio di Sant’Andrea
Il secondo giorno della nostra gita in Umbria, inizia (tanto per non farci mancare nulla) con una lauta colazione insieme ai nostri due ospiti. Il programma per la giornata prevede di raggiungere un’amica comune, Luisa, e di pranzare tutti insieme a Bevagna, intorno alle 13.
Non poteva andarci meglio, Bevagna era già nella nostra lista delle cose da vedere.
Mentre aspettiamo l’ora di partire, con Marco ci dedichiamo all’esplorazione del paese.
Iniziamo dal Museo della Città di Bettona che si trova proprio al centro di Piazza Cavour e ha sede in parte all’interno del Palazzetto del Podestà del 1371, in parte dentro Palazzo Biancalana costruito nell’Ottocento. La visita comincia con la sezione archeologica che conserva reperti etruschi, tardo-ellenici e alcuni marmi di epoca romana. Molto bella una testa marmorea di Afrodite di epoca imperiale, ed estremamente suggestivi i resti (proprio sotto la piazza centrale) di un pozzo monumentale risalente al XV secolo e largo oltre sei metri. Nella sezione dedicata alla pinacoteca, spicca su tutto la Madonna della Misericordia del Perugino.
UMBRIA – TERRE MUSEI
Il Museo della Città di Bettona insieme al Complesso Museale di San Francesco a Montefalco da noi visitati, fanno parte di un sistema museale diffuso sul territorio umbro denominato “Umbria – Terre Musei” che riunisce 20 siti museali situati in 12 comuni (Amelia, Bettona, Bevagna, Cannara, Cascia, Deruta, Marsciano, Montefalco, Montone, Spello, Trevi, Umbertide).
Tutti questi musei e i loro tanti capolavori artistici, etnografici ma anche artigianali (il circuito comprende anche il Museo della Ceramica di Deruta) sono accessibili con un unico biglietto che costa 7 euro (adulti) e ha la durata di 15 giorni.
Usciamo dal Museo intorno alle 11.30: abbiamo ancora un’oretta a nostra disposizione. Ci mettiamo ad esplorare Piazza Cavour, cercando di rintracciare, a livello della strada, l’ubicazione della cisterna e degli altri scavi che abbiamo appena ammirato nelle sale sotterranee del museo: avete presente la scena in cui Indiana Jones (a.k.a. Harrison Ford) cerca la “X” nella biblioteca veneziana durante il film “Indiana Jones e l’Ultima Crociata”? Ecco più o meno noi abbiamo fatto le stesse mosse.
Ci soffermiamo ad ammirare la bella fontana ottocentesca a forma ottagonale che divide appunto Piazza Cavour dall’antistante Piazza Garibaldi e che stamattina accoglie in una delle sue conche un gatto sornione e un po’ infastidito.
Continuiamo a passeggiare per centro storico. Entriamo nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, le cui origini risalgono al 1200. Alle spalle del Palazzetto del Podestà ci affacciamo ad ammirare l’Oratorio di Sant’Andrea, forse la principale attrazione di Bettona, in cui spiccano il soffitto ligneo del XII secolo ed un grande affresco della scuola di Giotto.
Bevagna e la magia sospesa di Piazza Silvestri
Da Bettona a Bevagna ci vogliono meno di venti minuti in auto. Si passa da piccole frazioni abitate, estremamente ordinate e curate. Se c’è una cosa che mi ha colpita è proprio la cura che contraddistingue ogni singolo giardino, ogni balcone, ogni casa. Persino gli orti – che di solito danno sempre quell’idea di sciatto con quei brutti contenitori colorati in plastica per l’acqua per annaffiare e le pensiline in lamiera per tenere al riparo gli attrezzi – in questa porzione d’Umbria sembrano progettati dalla mano di un garden designer.
Arriviamo a Bevagna e raggiungiamo Luisa per pranzare tutti insieme alle Delizie del Borgo, un carinissimo cottage ricavato all’interno del Parco Comunale, proprio al difuori della porta di accesso alla città, circondato dal fresco degli alberi e riparato dalle mura romane del borgo. Menù eccellente, vini ottimi… la mia deriva “tartufara” prende il sopravvento anche oggi e comincio con un uovo morbido spolverato di “scorzone”, come viene chiamato qui il tartufo che si raccoglie in estate. Non potevo fare scelta migliore. Il pranzo scorre lento, si prende tutto il tempo di cui i ricordi, gli aneddoti e i progetti tra amici hanno bisogno per essere condivisi.
È solo dopo le quattro che ci alziamo da tavola inebriati e cominciamo l’esplorazione di Bevagna. Entriamo in città dalla porta principale percorrendo Corso Matteotti, antico decumano romano, e raggiungiamo Piazza Silvestri. Un vero e proprio gioiello, la cui bellezza sospesa e senza tempo mi ha strappato il cuore. Circondata da imponenti e misteriosi edifici sembra ancora più austera con il sole del pomeriggio che marca gli spigoli e le facciate dei palazzi, creando un forte contrasto con il colore caldo e terroso della pietra.
Impressionanti sia la cattedrale duecentesca di San Michele Arcangelo che la Chiesa di San Silvestro, ma ciò che veramente domina tutta l’area è la grande fontana centrale e la colonna romana che si trova in un angolo della piazza.
Rientriamo a Bettona per l’ora dell’aperitivo. Ci regaliamo un’ultima passeggiata per le stradine del centro storico, comprendendo fino in fondo come mai faccia parte dei Borghi più Belli d’Italia e perché venga chiamata “terrazza sull’Umbria”: grazie infatti alla sua posizione privilegiata, domina dall’alto del colle su cui è arroccata tutto il panorama a 360 gradi, da Perugia ad Assisi, fino a Spello e in lontananza lo sguardo arriva anche a Foligno e Spoleto.
Terzo giorno in Umbria: alla “scalata” di Spello
Beh, non ci sono parole, perché la visita a Spello ci ha lasciato letteralmente senza parole.
Vi arriviamo la mattina del nostro terzo e ultimo giorno in Umbria.
Parcheggiamo l’auto in un parcheggio a pagamento non lontano dalla splendida Porta Consolare, all’ingresso sud – quello più basso – della città.
Questo gioiello senza tempo ci sta aspettando, tutto arroccato su uno sperone del Monte Subasio, pronto a rivelarci i suoi segreti e i suoi tesori.
Immediatamente ci rendiamo conto della sua importanza storico-artistica: Spello è la città umbra con più resti romani e la Porta Consolare del I secolo a. C. a tre fornici ornata con altrettante statue ne è solo il preludio. Prima di addentrarci lungo la ripida Via Consolare che attraversa tutto il paese, ci spostiamo sulla sinistra della porta per ammirare una porzione delle Mura Augustae e parte degli scavi. Mi fa sempre un certo effetto camminare per le rovine, è come se una parte di me riuscisse ad udire l’eco dei passi di tutti quelli che vi sono passati nei secoli. Una bella suggestione.
Ci incamminiamo, anzi, ci inerpichiamo – vi ricordo che Spello è tutta in salita e soprattutto in estate, con il caldo, è bene prendersela con calma – lungo la strada centrale. Man mano che saliamo, la nostra meraviglia aumenta: ogni stradina, ogni angolo, ogni balconcino, gradino, o davanzale è tappezzato di piante e vasi fioriti. Un tripudio di colore e di grazia. Scopro che è una tradizione che risale al Medioevo: si tratta dell’Infiorata del Corpus Domini, quando tra il 25 e il 26 di giugno le vie e le case vengono adornate di fiori per ricordare San Luigi Gonzaga.
La Cappella Bella
A metà della salita di Via Consolare, proprio al centro del paese si trova Piazza Matteotti con la splendida chiesa di Santa Maria Maggiore che accoglie l’ancora più splendida (e famosa) Cappella Baglioni, interamente affrescata dal Pinturicchio nel 1501: se non sapete perché visitare l’Umbria, da sola questa cappella basta per decidere di partire subito.
Purtroppo sul portone è affisso un cartello che ne dichiara l’inagibilità a causa dei danni al terremoto, ma noi notiamo un andirivieni di persone dal chiostro laterale, così scopriamo che l’entrata laterale, quella dalla sagrestia, è aperta, ed entriamo.
In effetti la chiesa giace in condizioni di semiabbandono, ma la Cappella Bella – altro nome con cui è conosciuta la Cappella Baglioni – è presidiata da un volontario della diocesi che vigila sugli accessi. Paghiamo (meritatissimi) due euro a persona quale contributo per l’illuminazione e ci godiamo gli splendidi affreschi. La bellezza del viso della Madonna col Bambino lascia estasiati e cercando tra le scene dipinte, notiamo anche un autoritratto del Pinturicchio, vero e proprio selfie ante litteram.
Dopo il tripudio di colori e di grazia che la Cappella Baglioni ha lasciato nei nostri occhi (e nel nostro cuore), ci concediamo qualche minuto al fresco del Chiosco che ospita anche un delizioso giardino dei semplici, in attesa di andare a pranzo.
Poco distante dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore, si susseguono una serie di ristorantini e noi scegliamo di sederci ai tavolini del Gustò Bistrò (perché gli unici al riparo degli alberi di Piazza Matteotti) e ordiniamo un tagliere di salumi misti e due bicchieri di Sagrantino. Sebbene la scelta sia stata dettata da una mera necessità d’ombra, abbiamo ancora una volta avuto fortuna: affettati e formaggi sono di altissima qualità e il servizio veloce e simpatico.
Certo, il prezzo del conto è stato un po’ alto, ma, in fondo siamo in vacanza e questo è l’unico neo di tutta la giornata.
Prima di lasciare Spello in direzione di Montefalco, decidiamo di visitare un’altra porta delle cinque che scandiscono la cinta muraria della città, Porta Venere, perché aveva attirato la nostra attenzione sin dalla superstrada.
Montefalco, ultima tappa
Sono ormai le tre del pomeriggio. Il caldo della campagna umbra si fa sentire ma non possiamo lasciarci sfuggire l’occasione di un’ultima esplorazione. Raggiungiamo Montefalco, patria del Sagrantino e paese natale di Santa Chiara – forse l’accostamento è leggermente sacrilego, ma tant’è – in meno di mezz’ora.
Il parcheggio in cui lasciamo l’auto è proprio fuori la cinta muraria della cittadina, in basso rispetto alla piazza centrale che vogliamo visitare.
Un’altra salita, per giunta nell’ora più calda della giornata e in piena digestione di un pasto non propriamente leggero.
Per fortuna a metà del corso principale si trova il Complesso Museale di San Francesco che conserva al suo interno gli affreschi sulle Storie di San Francesco dipinte da Benozzo Gozzoli: alla fine, dobbiamo ammettere che anche questo museo da solo vale tutto il viaggio. Un capolavoro della pittura rinascimentale.
Dopo aver visitato il complesso, ci dirigiamo quindi nella centrale Piazza del Comune, o “platea rotunda” come veniva chiamata nel Trecento. È un piazza dalla forma insolitamente circolare e dall’atmosfera particolarissima, dalla quale dipartono tanti vicoli e vicoletti. Un intreccio di stradine che conducono ad antiche case in pietra e sasso, a pievi e chiese medievali come la Chiesa di San Bartolomeo, ma ad anche tante vigne urbane a rimarcare il legame inscindibile che lega la popolazione di questo luogo alla produzione del vino. Tappa doverosa alla Chiesa di Santa Chiara e poi pronti per tornare a casa.
Sono stati tre giorni intensi, che ci hanno lasciato pieni di ricordi e di storie da raccontare. Tre giorni che ci hanno insegnato – se ancora non avessimo compreso – che non importa andare lontanissimo, che non è necessario raggiungere mete esotiche che distano 11 ore di volo per vivere la vacanza perfetta. In fondo, l’essenza vera del viaggio non è nella lontananza che si raggiunge, ma nell’attitudine con cui percorriamo la strada.