Quando si parla di saline, ci si riferisce ad impianti adibiti alla produzione di sale marino proveniente dall’acqua di mare, attraverso un processo di concentrazione e successiva evaporazione naturale dell’acqua.
Le saline non sono altro che vasche in cui l’acqua tende ad evaporare a causa dell’esposizione al sole e all’irraggiamento di esso. Le prime vasche vengono definite evaporanti ed interessano la concentrazione della soluzione. Al termine del processo, nelle vasche salanti, avviene la separazione definitiva del sale.
Per quanto riguarda il processo di estrazione del sale, esso si costituisce dalla prima fase, in cui l’acqua, detta vergine, viene immessa all’interno di una vasca al fine di farla aumentare di densità. Successivamente, si procede con il trasferimento, atto ad aumentare la sua concentrazione. Dopo tutta una serie di lavorazioni, il sale è pronto per la sua messa in commercio.
In Italia, le principali saline si trovano a Trapani, in Sicilia. Nelle prossime righe andremo a scoprire tutto ciò che c’è da sapere al riguardo, fornendo interessanti centri storici riguardo le principali saline del sud Italia che vanno ad annoverarsi tra quelle pugliesi, più grandi d’Europa, quelle di Cervia, sulla costa Romagnola e quelle di Cagliari in Sardegna.
Le saline di Trapani nella storia
Si sviluppa lungo due millenni di storia. Le saline di Trapani sono una vera e propria oasi marina, oggi designata per l’estrazione del sale, grazie ad un equilibrio perfetto tra l’intervento umano e l’ambiente naturale. La conformazione del territorio ha permesso all’attività umana di proliferare con equilibrio, grazie ad interventi costanti mirati a non squilibrare l’ambiente.
La nascita delle saline di Trapani risale al V Secolo a.C., quando i Fenici iniziarono a lavorare le coste alla ricerca di espansione commerciale e potere economico.
In epoca normanna, il sale divenne monopolio di stato e Federico di Svevia contribuì ampiamente allo sviluppo del processo di estrazione del sale attraverso politiche mirate e proficue. Il commercio del sale raggiunse l’apice sotto la dominazione aragonese, quando le saline vennero privatizzate e la produzione del sale divenne appannaggio dei ricchi imprenditori dell’epoca che contribuirono alla messa in servizio di impianti vecchi e nuovi.
Le saline di Trapani, come le conosciamo oggi, nacquero proprio in quel periodo.
Esse raggiunsero il loro punto più alto e documentato nel XVII Secolo. Nel 1600, infatti, Trapani divenne il più grande porto mediterraneo per il commercio del sale. Le saline di Trapani, oggi, si estendono lungo tutta la costa, arrivando fino a Marsala. Al tempo, gli impianti produttivi procedevano a ritmi serrati e a tutta forza, offrendo introiti non indifferenti ai privati.
Le saline in tempi moderni
Anche ad Italia Unita, dopo il 1861, quello del sale rimase uno dei commerci più floridi in Italia. Le saline di Trapani divennero le uniche saline in Sicilia e in Italia a rimanere nelle mani dei proprietari privati, a differenza delle altre che subirono un processo di nazionalizzazione.
Allo scoppio dei due conflitti mondiali, purtroppo, le saline di Trapani finirono per affrontare un processo di declino, spinto dall’industrializzazione delle altre saline concorrenti sul territorio nazionale.
Molti stabilimenti caddero in disuso, anche a seguito di alluvioni devastanti e continue guerre commerciali per il monopolio di mercato. Per fortuna, però, nel corso degli anni alcuni proprietari privati decisero di intervenire, rilevare e bonificare l’area, riportando il commercio del sale trapanese in auge.
Oggi, in loco sorgono stabilimenti all’avanguardia, che producono sale di grande qualità, avendo un occhio in più nei confronti della salvaguardia dell’ecosistema, in collaborazione con WWF Italia che, dal 1995, è coinvolto nel progetto della Riserva Naturale delle Saline di Trapani e Paceco.