La Birmania o Myanmar, è uno dei luoghi più magici che abbia visitato. Chi non ha mai visto fotografie di pescatori che manovrano il remo con una gamba, reggendosi in equilibrio sulla canoa con l’altra?
E chi non ha mai ammirato fotografie di donne con il collo allungato da bracciali di metallo, chiamate “donne giraffa”?
Queste sono le punte di diamante che ci aspettano sul Lago Inle, ma il lago, lungo 22 km e largo 11, è molto di più e solo navigandoci lo scopriremo.
Dopo aver completato il nostro trekking in Myanmar sulle montagne siamo arrivati in questo splendido luogo.
Dove si trova il lago Inle
Il lago Inde si trova nella parte nord della Birmania sulle montagne dello stato di Shan. È il secondo lago del Myanmar e si trova a quasi 1000 metri di altitudine. Navigare sulle sue acque e visitare i villaggi che su di esso si affacciano è stata davvero un’esperienza unica
Nyaungshwe, città a nord del Lago
Arriviamo a Nyaungshwe, a nord del lago, una cittadina disordinata e confusionaria, dove si snodano tutti i trasporti locali e dove si trovano la maggior parte degli alloggi.
Il nostro albergo si trova proprio davanti a uno dei canali principali, il Nan Chaung da dove partono le canoe per l’esplorazione del lago.
In canoa sul lago Inle
Il modo migliore è prenotarne una per giornate intere e affidarsi ai guidatori, loro sanno i punti di maggiore interesse.
Appena la canoa esce dal canale e entra nel lago si capisce subito la sua vastità, non vediamo la sponda opposta, solo le colline che lo circondano.
Si notano invece i villaggi su palafitte, i templi nascosti dalla vegetazione e un intenso traffico di canoe.
Con le canoe gli abitanti della Birmania trasportano di tutto: dalle genti che vanno e vengono da un villaggio all’altro, ai bambini che entrano o escono da scuola, alle merci, al bestiame, ai lavoratori, ai fedeli.
Navigando costeggiamo lussuosi hotel, con tanto di pontile per ormeggiare le canoe che portano i clienti. Passiamo sotto ponti fatti di legno e graziose costruzioni che fanno ristorazione.
Il mercato itinerante
Utilizzando le canoe si svolge un mercato itinerante sul lago. Ogni giorno, a rotazione, i villaggi ospitano il mercato. merci che arrivano dagli altri villaggi costieri e delle tribù che vivono sulle colline circostanti, che scendono per vendere bestiame, prodotti agricoli, ai quali si sono aggiunti i suovenir.
I tessuti birmani
In un villaggio di palafitte visitiamo un laboratorio di tessuti. Qui, con telai di legno, realizzano le splendide stoffe con cui poi vengono confezionati i Longyi, la tradizionale gonna birmana.
Seta e argento sono tra i prodotti pregiati prodotti sulle rive del lago Inle.
Dopo la visita risaliamo in canoa e il conducente si dirige verso un’altro villaggio. Qui, direttamente dal baco, estraggono e colorano la seta.
I manufatti in vendita sono stupendi, leggeri e morbidi, dai colori tenui e avvolgenti.
Sul lago è famosa la lavorazione dell’argento. Assisitiamo alla formazione di orecchini, anelli, collane.
I sigari Birmani
Un’altra palafitta accoglie la lavorazione di sigari birmani. Alcune lavoratrici, sedute per terra, muovono le mani velocemente dopo anni e anni di pratica.
Le donne giraffa, della tribù di Paduang
E poi, quando meno ce lo aspettiamo, ce le siamo ritrovate davanti.
Anche se sono prettamente turistiche, queste donne hanno una tale grazia e una dignitosa rispettabilità che, di fronte a loro, non solo siamo emozionate ma anche intimorite.
Le donne giraffa, della tribù di Paduang, sono originarie della vicina Thailandia. Oramai se ne contano poche, una pratica che fortunatamente sta andando a sparire.
Se a una di queste donne, ora, venissero tolti gli anelli al collo morirebbe all’istante. Il collo si spezzerebbe come un fuscello di legno.
Non solo, le spalle non hanno muscolatura perchè spioventi verso il basso, e non reggerebbero il peso del capo.
La leggenda narra che in Thailandia le tigri assalissero le bambine azzannandole al collo. Ecco che questi anelli di metallo venivano messe fin dalla giovane età per cercare di proteggerle.
Poi, forse, sarà diventata una tradizione, una distinzione tribale.
Ma le emozioni non sono ancora finite. È sulla via del ritorno, quando il giorno volge al termine, che li incontriamo: i pescatori Intha.
i pescatori Intha in Myanmar
Si muovono flessuosi, gambe e braccia sembrano danzare, in punta alla loro canoa, mentre muovono il lungo remo o tengono in bilico la nassa con la quale pescano.
Ci avviciniamo con la canoa, ci mostrano il pescato.
Siamo sopraffatte dalle emozioni, intanto che rientriamo in città, il sole ci regala un tramonto da favola.
Per finire in bellezza questa giornata unica e irripetibile ci regaliamo una bella cena, la città è piena di piccoli locali dove cenare o passare la serata a bere una birra.
Inthein e i suoi templi
Uno dei siti più interessanti, Inthein, dista due ore di barca da Nyaungshwe, a sud del lago. La barca a motore corre veloce sull’acqua, ad un certo punto viriamo a destra e entriamo in un fiume che alimenta il lago.
Lo risaliamo lentamente. La vita scorre sulle sue sponde. Ci sono bambini che fanno il bagno, alcune donne lavano dei panni, altre delle stoviglie.
Arriviamo al villaggio e proseguiamo a piedi. Le prime stupe si trovano a ridosso del villaggio e vengono chiamati Nyaung Ohak. Questi stupa diroccati sono ormai avvolti dalla vegetazione, ad alcuni sono cresciuti degli alberi alla loro sommità. Rimane un luogo magico, da visitare in silenzio.
Da questi primi stupa parte una scalinata coperta che risale fino alla sommità della collina.
Shwe Inn Thein Paya e i suoi 1000 zedi.
Arriviamo alla Shwe Inn Thein Paya, un insieme di circa 1000 zedi. L’impatto è notevole, anche se alcuni sono pericolanti e altri ricostruiti non con il loro originario splendore.
Dopo aver visitato Bagan e i suoi templi quelsto luogo ci è sembrato ancor più bello
Lasciamo Inthein diretti al monastero di Nga Hpe Kyaung.
Il monastero di Nga Hpe Kyaung.
La curiosità di questo monastero è che i monaci, per divertimento, hanno iniziato ad addestrare dei gatti a saltare attraverso dei cerchi.
Il monastero si erge sull’acqua come una palafitta. E’ in legno e certo ci sono molti gatti ma sono tutti impegnati a sonnecchiare. Di monaci addestratori nemmeno l’ombra, di esibizioni acrobatiche pure.
Gli abitanti del Lago Inle sono chiamati “I figli dell’acqua”e dalle acque la popolazione intha ha dovuto strappare quel poco di terra che serviva per farne coltivazioni.
Sono nati così gli orti galleggianti, lunghi e stretti tappeti, un misto di fertili alghe e terra tolta dal fondo del lago e ancorati ad esso con lunghe canne di bambù.
I contadini, in bilico sulle loro canoe, su e giù tra i filari, coltivano pomodori, zucche, verdure e frutta.
L’ingegno umano non conosce limiti e questo ne è un raffinato esempio.
Intanto siamo arrivate al nostro ultimo giorno di viaggio. Decidiamo di lasciare il lago e dedicarci all’esplorazione delle terre che lo circondano.
E come farlo se non in sella ad una bicicletta?
Dopo aver pedalato sul lato destro di un grande viale, con il pavimento stradale molto accidentato, puntiamo diritte per vari sentieri che tagliano i campi. I contadini al nostro passaggio ci salutano. Intanto ci perdiamo.
Torniamo indietro, prendiamo un altro viottolo e ci riperdiamo. Ma non molliamo.
Stiamo cercando di raggiungere la cittadina intha sul lato ovest del lago, Khaung Daing.
E c’è una ragione precisa per la quale sudiamo sette camice per trovare questo villaggio: le sorgenti termali.
Le sorgenti termali di Khaung Daing in Birmania
Sì, ci piace l’idea di immergerci nelle tre vasche con varie temperature dell’acqua… (nella più calda non riusciamo ad andare oltre le dita dei piedi!) ma nelle altre due si sta molto bene e sguazziamo felici.
Ben lavate e rilassate rimontiamo in sella, ora vogliamo raggiungere il lato est del lago.
C’è un unico modo per farlo. Imbarcare le nostre bici su una canoa a motore e navigare fino alla riva opposta.
Trovare il punto d’imbarco è molto arduo ma anche in questo caso non molliamo. Lo sappiamo, ci conosciamo, quando abbiamo un’idea in testa…
Rientriamo in albergo che si sta facendo buio, tutto calcolato naturalmente. Con la notte sarebbe stato un vero problema.
Non rimane che fare lo zaino pronto per la mattina dopo, quando raggiungeremo il piccolo aereporto di Heho (dove i voli vengono annunciati scrivendoli col gesso su una lavagna), destinazione Yangon, poi via Bangkok voleremo a Roma, dove prenderemo un treno fino a Viareggio, a casa.
Grazie Myanmar.