La Via dei Cavalleggeri è stata una delle nostre escursioni invernali, ideale per i trekking lungo le scogliere tra cielo, mare e terra!
Abbiamo scelto questo suggestivo itinerario nella terra che fu degli Etruschi, tra scogliere a picco sul mare, macchia mediterranea e antiche tombe dei Tusci.
Via dei cavalleggeri
L’itinerario parte da Salivoli e più precisamente dal parcheggio di Cala Moresca, dove c’è uno degli ingressi alla rete di sentieri della zona.
Si inizia a percorrere il n°302, chiamato anche Via dei Cavalleggeri (inizialmente su largo fondo sterrato e poi su sentiero in mezzo alla macchia mediterranea): il nome deriva dai “finanzieri” di epoca medievale che controllavano questo tratto di costa in concessione dallo Stato Pontificio alla Repubblica Pisana.
Perché via dei cavalleggeri
I cavalleggeri ebbero, all’epoca, anche un’importante funzione di controllo sanitario per evitare che malattie infettive di quel tempo, come colera e tifo, portate dalla gente di mare, si diffondessero sulla terraferma.
Il sentiero è quasi sempre a mezza costa, immerso nella macchia mediterranea; di tanto in tanto il panorama si apre ed offre una visuale magica sulle scogliere e sulle isole dell’Arcipelago Toscano, in primis l’Isola d’Elba.
In alcuni tratti il percorso scende proprio in riva al mare, all’interno di affascinanti calette: il giorno del nostro trek soffiava un vento di Libeccio fortissimo e le onde che si infrangevano sulla scogliera ci hanno offerto uno spettacolo suggestivo della forza della natura! È così che, dopo una serie di saliscendi e rientri verso l’interno, arriviamo in circa due ore di cammino alla caletta detta Buca delle Fate.
Buca delle Fate sulla via dei Cavalleggeri
La piccola baia prende il nome dalle tombe etrusche, dette appunto buche come vedremo, che accoglievano i defunti della civiltà dei Tusci. Esiste anche, immancabile, una leggenda che narra di un giovane pescatore, Valerio, che si avventurò in questi luoghi per cercare le sirene, dalle quali poi fu catturato e imprigionato in una grotta.
La sua fidanzata tornò ogni giorno su questi scogli per piangere e cercarlo invano. Un giorno un delfino trasformò una sua lacrima in una perla e la donò alla sirene in cambio del giovane che fu finalmente liberato.
Qua le rocce sono caratterizzate dai cosiddetti “tafoni”, cavità di varie dimensioni che si formano in rocce granulari come le arenarie. Infatti l’acqua salata, proveniente dal mare, si deposita sulle rocce ed evapora con il calore del sole: i cristalli di sale smuovono i granuli di arenaria, che poi vengono rimossi dal vento. Con questo sistema chimico e meccanico le piccole cavità si allargano e si fondono, mentre le parti più resistenti della roccia formano sottili pareti cosi che si sviluppa un fantastico reticolo pietrificato che ricopre la superficie delle rocce.
Buca delle Fate e le tombe dei Tusci
Dopo una breve sosta (ed un panino rigorosamente vegan) iniziamo a salire con il sentiero 301 e attraversiamo proprio la zona delle Buche delle Fate, le tombe ipogee etrusche che sono facilmente visibili lungo la parte iniziale del sentiero. Il nome fu dato loro dai taglialegna che, nel secolo scorso, vivevano e lavoravano nella zona: essi pensavano infatti che queste cavità fossero la dimora notturna di benigni esseri soprannaturali. Continuando la salita arriviamo quindi sulla cresta della collina dove, tenendo la destra, ci buttiamo sul sentiero di crinale n. 300, su comoda strada bianca.
Siamo passati davanti a quello che rimane della chiesetta di San Quirico e, con una breve deviazione sulla destra, eccoci davanti ai ruderi del monastero benedettino di San Quirico.
Il monastero di San Quirico Populonia
Segnalato già in una serie di documenti datati fra il 1029 ed il 1131, il Monastero è situato sulle pendici di Poggio Tondo, non lontano dall’area dove sorse la antica città di Populonia. Da qui il monastero poteva dominare il tratto costiero del promontorio sopra all’omonima cala di San Quirico e, contemporaneamente, veniva a collocarsi lungo l’itinerario terrestre che congiunge ancora oggi Populonia a Piombino.
Oggi sono parzialmente visibili l’area triabsidata della chiesa e le murature del chiostro. Ritornati sul 300 ci dirigiamo ora verso Piombino attraversando la zona di Campo alla Sughera e poi iniziando a scendere, seguendo il lungo e agevole sterrato, verso Cala Moresca.
Sono passate circa altre due ore dalla Buca delle Fate quando, all’approssimarsi del tramonto, ci ricongiungiamo al punto di partenza del trekking.
Via dei cavalleggeri come arrivare
È necessario raggiungere Piombino e, arrivati in città, si seguono le indicazioni per Salivoli e poi per il parcheggio di Cala Moresca.
Informazioni utili: Il percorso è lungo circa 16 km con 600 m di dislivello complessivi. Non ci sono particolari difficoltà ma, anche se in gran parte si cammina all’ombra, questo trek è sconsigliato nel periodo estivo per il gran caldo.
3 risposte
Sarebbe bello potersi accodare ad esperti in azione…
quando sei in zona Toscana, prova a contattarci
Un appunto soltanto, i popoli che abitavano nella zona e che hanno creato le “buche” cioè le tombe erano gli etruschi. Il termine Tusci e Tuscia ha riferimenti molto posteriori, addirittura medioevali. Solo allora diventano simonimi e sovrapponibili. Gli etruschi della zona della via dei Cavalleggeri sono precedenti all’epoca romana.
Sono nata e cresciuta lì. Buon proseguimento